La riforma invisibile da Tuttoscuola, 6.4.2011 Aprile 2011. L’anno scolastico ha imboccato la retta finale, ma il dibattito sulla politica scolastica, in quest’anno che pure ha visto l’avvio della riforma dell’istruzione secondaria superiore, è stato sovrastato dalla questione dei tagli e dalle vicissitudini dei precari tra leggi, ricorsi, sentenze di varie magistrature e della Corte costituzionale, e da ultimo la spettacolare class action per 40.000 operatori della scuola intrapresa dal Codacons. Dalle scuole arrivano poche notizie, probabilmente perché la transizione dal vecchio al nuovo ordinamento della scuola secondaria superiore è stata più facile di quanto alcuni temevano e anche perché è iniziata, come era giusto che fosse, dal primo anno. Bene o male, e malgrado i ripetuti tentativi di bloccarli per via giudiziaria, i regolamenti di attuazione dei licei e degli istituti tecnici e professionali sono andati in porto, e non hanno creato particolari difficoltà. Le ragioni di questo impatto morbido della riforma sulla realtà della scuola italiana (qualcosa del genere era accaduto nell’anno scolastico precedente anche per la ben più traumatica riforma della scuola primaria) sono sostanzialmente tre: la capacità di adattamento dei docenti, una certa flessibilità consentita dalle norme sull’autonomia delle scuole, rafforzate dai regolamenti, ma soprattutto il fatto che non c’è stata, né è stata percepita, una vera svolta rispetto al passato. Né sul versante degli ordinamenti (orari e programmi/indicazioni), salvo che, in parte, per gli istituti professionali, né su quello dell’organizzazione delle modalità di apprendimento. |