Istituti musicali, di A.G. La Tecnica della Scuola, 28.4.2011 I presidenti di Anci, Upi e Conferenza delle Regioni hanno chiesto un incontro urgente a Tremonti e Gelmini per la mancata statizzazione degli ex istituti pareggiati, trasformati, in applicazione della Legge n. 508/99, in istituzioni universitarie. Solo che i costi del personale (ora a rischio) sono rimasti a loro carico e nel frattempo sono arrivati forti tagli ai finanziamenti. Continua a destare perplessità l’assetto organizzativo degli istituti di formazione musicale. Stavolta a protestare, con una lettera inviata ai ministri dell’Istruzione e dell’Economia, Gelmini e Tremonti, sono i responsabili degli Enti Locali: i presidenti di Anci, Sergio Chiamparino, di Upi, Giuseppe Castiglione, e della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, hanno chiesto “un incontro urgente e non più rinviabile per esaminare le possibili soluzioni alla problematica che interessa il futuro di alcuni istituti di alta formazione che, oltre alla tradizione secolare, vantano una qualificata presenza nel mondo culturale italiano ed internazionale’’. Al centro della questione sollevata dai tre Presidente vi sono una serie di ex istituti musicali pareggiati, trasformati, in applicazione della Legge n. 508/99, in istituti superiori di studi musicali, per i quali ad oggi non è ancora stata avviata la statizzazione prevista dalla legge medesima. Dopo aver fatto presente che “gli ex istituti musicali pareggiati, in alcune realtà regionali, garantiscono l’offerta formativa a fronte della carenza o assenza delle istituzioni statali’’ Chiamparino, Castiglione ed Errani evidenziano nella lettera che loro riconoscimento “quali sedi primarie di alta formazione, di specializzazione e di ricerca nel settore artistico e musicale, li ha equiparati normativamente ad istituzioni universitarie, escludendoli di conseguenza dalle competenze che la legge assegna ai Comuni e alle Province in materia di istruzione’’. Però, fanno osservare i tre, gli oneri sono rimasti agli Enti locali che li gestivano in passato: “i costi del personale docente e non docente di tali istituti, nonché la gestione delle strutture, ancora ricadono – sottolineano - per la quasi totalità a carico dei bilanci dei Comuni e delle Province ove tali istituzioni hanno la loro sede’’. E poiché Comuni, Province e Regioni hanno, nel frattempo, accusato una forte riduzione dei finanziamenti statali, il carico è diventato particolarmente oneroso: nella lettera Chiamparino, Castiglione ed Errani parlano di “consistenti tagli e vincoli imposti ai bilanci degli Enti locali, che in alcuni casi, non hanno consentito di applicare il nuovo contratto di lavoro del personale”. La mancanza di risorse è tale da costituire “un serio e concreto ostacolo per la riapertura ed il funzionamento di tali istituti per il prossimo anno accademico’’. Da qui la richiesta di un incontro urgente “per esaminare le possibili soluzioni alla problematica che investe non solo gli Enti locali, ma anche docenti, personale Ata e un consistente numero di studenti’’. |