Se il Cnpi perde il valore da Tuttoscuola, 4.4.2011 Composto virtualmente da 75 membri elettivi in rappresentanza del mondo della scuola, il Cnpi, Consiglio nazionale della pubblica istruzione, dura in carica - secondo le norme - cinque anni, quale massimo organo consultivo del ministro dell’istruzione. Di fatto, visto che i suoi membri sono stati eletti su liste sindacali, il Cnpi è la massima espressione istituzionale sindacale che si rapporta con atti formali con il ministro (con cui ha raramente contatti personali). Le ultime elezioni del Cnpi sono state effettuate nel 1996, quindici anni fa, e l’ultima proroga per legittimarne la sopravvivenza nella attuale residua composizione è del 31 marzo 2011. Proroga che consentirà al piccolo parlamento della scuola di continuare a funzionare fino al 31 dicembre 2011. Poi verrà probabilmente un’altra proroga, poi un’altra ancora, come è avvenuto da dieci anni a questa parte. Dal 1996 ad oggi molti suoi componenti sono andati in pensione, come è successo anche a molti elettori che a suo tempo li avevano eletti. Poiché la proroga è motivata dall’attesa di una riforma degli organi collegiali territoriali che, a fronte di una mancata ratifica da parte del Miur della bozza di Accordo Quadro di attuazione del Titolo V per il settore istruzione - condivisa da Stato, Regioni, e altri enti territoriali nei mesi scorsi nella sede tecnica della Conferenza Unificata -, probabilmente non verrà mai o, se verrà, avrà attuazione molto lontana nel tempo, il Cnpi sembra condannato a funzionare fino all’esaurimento completo dei suoi componenti. È lecito chiedersi: ha senso tutto questo? Non mettiamo in discussione la legittimità della sopravvivenza del Consiglio e delle proroghe per il suo funzionamento né, ancor meno, il merito dell’attività svolta che si è quasi sempre caratterizzata per elevata qualità, equilibrio e indiscussa competenza, ma non vi è dubbio che nell’attuale situazione è venuta a mancare al Cnpi l’essenza della sua natura democratica di rappresentanza. Esso rappresenta inevitabilmente il mondo della scuola di quindici anni fa. E indebolendosi il valore di rappresentanza, rischia di perdere buona parte della sua credibilità. |