UNIVERSITA’
Gelmini: libertà agli atenei, intervista ad Mariastella Gelmini il Sussidiario 19.4.2011
Governance, diritto allo studio, riforma dell’Anvur,
internazionalizzazione, università telematiche. Il ministro Gelmini,
in questa intervista a ilsussidiario.net fa il punto sullo stato
della «sua» riforma dell’università e assicura il rispetto dei
tempi. Ma lancia anche qualche monito. Gli statuti? «La legge lascia
un’ampia libertà agli atenei, è chiaro che questa libertà non può
essere confusa con uno strumento per stravolgere i principi generali
della riforma». E poi i soldi. A decidere chi li avrà sarà l’Anvur,
la nuova agenzia di valutazione. «È il cuore della riforma», dice il
ministro. «Così taglieremo sprechi e inefficienze». Infine, il
Regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti, che da ora
in poi avviene nelle università. I tempi? «Partiremo col prossimo
anno accademico».
Tutto procede per il meglio e non ci sono problemi che mi
preoccupano particolarmente. Da parte nostra c’è la massima
disponibilità a lavorare per completare l’attuazione della riforma
entro sei mesi dall’entrata in vigore. Credo che riusciremo a
rispettare i tempi. A fine gennaio abbiamo portato in Consiglio dei
ministri il regolamento sull’abilitazione scientifica nazionale per
professori associati e ordinari, indispensabile per avviare le
procedure di abilitazione e di chiamata. Sei provvedimenti attuativi
sono stati già firmati e sono anche stati definiti gli schemi di due
decreti legislativi da sottoporre al Cdm, riguardanti la contabilità
economico-patrimoniale delle università e i presupposti per la
dichiarazione di dissesto finanziario degli atenei.
L’approvazione della riforma è stata preceduta da un lungo periodo
di confronto nel quale gran parte del mondo accademico ha dimostrato
di condividere non solo i principi fondamentali del ddl, ma l’idea
stessa della necessità di un cambio di rotta nel sistema
universitario. Non credo dunque che ora si voglia buttare al vento
tutto il lavoro fatto. La legge comunque lascia un’ampia libertà
agli atenei nell’elaborazione dei rispettivi statuti. È chiaro però
che questa libertà non può essere confusa con uno strumento per
stravolgere i principi generali della riforma. Ricordo inoltre che
tutti gli statuti, una volta completati, saranno esaminati dal
ministero.
La riforma prevede l’introduzione di un fondo per il merito per
aiutare gli studenti veramente capaci a raggiungere obiettivi sempre
più ambiziosi. Si è detto che il Governo con la legge
sull’università avrebbe deciso di limitare il diritto allo studio. È
vero l’esatto contrario: infatti abbiamo rifinanziato le borse di
studio e ogni ipotesi di aumento delle tasse universitarie è stata
rifiutata con fermezza. Non è stato così in altri paesi europei,
Regno Unito in testa, dove è stato stabilito un aumento consistente
delle rette.
Stiamo lavorando a ritmi serrati con il ministero dell’Economia e
nell’arco di un paio di mesi sarà completato tutto l’iter
regolamentare necessario per avviare il fondo.
Saranno unificati e sostituiti dall’Anvur, che valuterà il sistema
universitario e la ricerca e che erediterà l’esperienza accumulata
negli anni dal Civr e Cnvsu. L’Anvur è il cuore della riforma, le
sue valutazioni infatti saranno determinanti per la distribuzione
delle risorse agli atenei. Chi dimostrerà di offrire didattica di
qualità e servizi efficienti agli studenti e di elaborare progetti
di ricerca di alto profilo riceverà più fondi. Gli altri, meno. È
evidente che questo nuovo meccanismo di finanziamento, che supera
quello delle risorse a pioggia, ci consentirà di eliminare sprechi e
inefficienze e di innescare dunque un processo di miglioramento
complessivo del sistema. Fin da subito, l’Anvur esprimerà il proprio
parere sui decreti attuativi per i quali è espressamente previsto il
vaglio della nuova agenzia, e su tutte le altre norme per cui
riterremo importante sentire il suo parere.
Grazie alla riforma, nella commissione di abilitazione nazionale
sarà presente anche un componente straniero. Si tratta di una novità
assoluta. La legge inoltre consente ai docenti, italiani o
stranieri, che sono già ordinari o associati all’estero di
partecipare alle procedure di chiamata negli atenei senza dover
passare per l’abilitazione nazionale.
Sono necessarie regole certe, affidabili ed improntate al massimo
rigore. Non possiamo consentire che le lauree rilasciate dalle
università telematiche possano discostarsi dai parametri di qualità
ritenuti inderogabili per tutti gli altri atenei. È in arrivo
comunque il nuovo regolamento che finalmente metterà ordine anche in
questo settore.
Stiamo procedendo alla stesura di tutti i provvedimenti attuativi,
in modo da poter partire nel corso del prossimo anno accademico. I
tempi comunque dipendono dalla registrazione di alcuni dei
provvedimenti e dal loro recepimento da parte degli atenei. Come scritto nel Regolamento, quelle tabelle potranno essere concluse solo dopo che diventerà norma dello Stato il Regolamento sulle Classi di concorso, su cui al momento si attende il parere del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari. Per quanto riguarda le discipline, non si corre alcun rischio. Basta del resto raffrontare le tabelle delle lauree magistrali con i vecchi requisiti previsti dai decreti ministeriali per rendersi conto che il peso delle discipline è invece aumentato. Così come per le lauree magistrali per l’insegnamento nella secondaria di I grado, anche per le lauree magistrali per le secondarie di II grado verrà dato un giusto peso alle discipline da insegnare, all’apprendimento della didattica e anche - cosa che costituisce un’autentica novità - agli strumenti volti all’integrazione degli studenti con disabilità. Ricordo che l’idea delle lauree magistrali, nelle quali i crediti formativi sono «blindati» nasce appunto dall’esigenza di creare percorsi ad hoc per l’insegnamento. |