Le molte dimensioni
dell’educazione comparata

da Tuttoscuola, 18.4.2011

A che cosa serve comparare sistemi? Da quanti punti di vista e con quali metodi si possono comparare due (o più) sistemi scolastici, o educativi, se si vuole ampliare ancora di più l’oggetto dell’indagine? L’educazione comparata si deve collocare su un terreno esclusivamente accademico, per salvaguardare la propria autonomia scientifica e metodologica, o può rispondere anche a esigenze (e committenze) di tipo economico-politico, come sono quelle di organizzazioni internazionali come l’Unesco, l’Ocse, la Banca mondiale, l’Unione Europea?

Di questo si è discusso il 15 aprile in un incontro di studio promosso presso l’università di Roma Tor Vergata dalla SICESE (Sezione Italiana delle Comparative Education Society in Europe), l’associazione degli studiosi italiani di educazione comparata presieduta da Donatella Palomba, in collaborazione con il Dottorato internazionale di Scienze dell’educazione.

All’incontro hanno partecipato studiosi di varia estrazione (sociologi, economisti, giuristi, etnografi, pedagogisti), tutti interessati dal proprio angolo visuale alla tematica dell’educazione, che hanno convenuto sulla necessità che l’educazione comparata richieda oggi, in tempi di globalizzazione (ma anche di forti tensioni localistiche), un approccio multidisciplinare e un intreccio (‘a spirale’, è stato definito) tra metodologie di tipo quantitativo, come quelle adottate soprattutto dagli economisti, e qualitativo, come quelle di tipo etnografico.

E’ emersa inoltre la necessità di tener conto dei contesti e delle specifiche dinamiche storico-istituzionali proprie dei Paesi oggetto di comparazione: senza la consapevolezza delle differenze anche le analogie eventualmente riscontrate resterebbero del tutto superficiali e scientificamente irrilevanti.