Anche i libri di storia sono “comunisti” di Anna Maria Bellesia La Tecnica della Scuola, 16.4.2011 La campagna contro i libri e i docenti "comunisti" sembra avere più che altro una funzione pre-elettorale. Nel merito gli "attacchi" della maggioranza sono poco consistenti, ma possono servire ad altri scopi. Il cerchio si chiude. Ecco a cosa serviva il gran polverone mediatico suscitato dalla notizia dei giorni scorsi della proposta di legge della deputata del Pdl Gabriella Carlucci di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta per esaminare l’imparzialità dei libri di storia contemporanea, il cui scopo dichiarato sarebbe quello di porre fine alla situazione “grave” e “vergognosa” di indottrinamento ideologico, che “molti libri di testo” hanno perpetrato “negli ultimi cinquant'anni” della storia d’Italia. Sulle prime non sembrava neppure una cosa seria, ma una boutade. Di solito le commissioni parlamentari d’inchiesta sono avviate su materie di pubblico interesse quali mafia, disastri naturali, stragi, ed hanno nelle indagini “i poteri dell’autorità giudiziaria” (Cost. art.82). Per questo, la proposta di istituire una commissione che indagasse, per diciotto mesi e al costo di 50.000 euro, sull’imparzialità dei libri di storia era apparsa spropositata. Visti anche gli inconsistenti esempi riportati di testi incriminati ed accusati di “indottrinamento ideologico” e di “fabbrica di pensiero partigiano, anche fazioso e spesso superficiale”, l’idea era apparsa più il pretesto di un comizio elettorale che un fatto da cui aspettarsi un seguito. Oggi ne abbiamo la conferma. Il pretesto, ad un mese dalle elezioni amministrative, è sempre quello di scatenare il solito cavallo vincente dell’anticomunismo: una strategia comunicativa in grado di fare audience, presa sugli animi e ricompattare le fila. La notizia odierna infatti, lanciata dalle agenzia di stampa e rimbalzata su tutti i media, è di un messaggio inviato dal premier all’Associazione nazionale delle mamme, riunite a Padova, nel quale si accredita l’immagine di un governo “amico delle donne e soprattutto delle mamme”. Fra i vari meriti, quello di favorire la scelta di “quale educazione dare ai figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia”. Nel messaggio, confezionato ad arte, si sottolinea anche che le donne sono più brave di degli uomini, a scuola e sul lavoro, e che il governo valorizza queste qualità anche al proprio interno grazie a “ministri donne e mamme che sono attivissime e bravissime”. |