Della Loggia e le generazioni perdute Valerio Vagnoli dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità, 12.4.2011
Sul “Corriere
della Sera”
Ernesto Galli della Loggia è tornato ieri sul problema del
merito a proposito della fuga dei cervelli dal nostro Paese. Come
molti sanno, Della Loggia è stato uno dei firmatari del nostro
appello a favore del merito e della responsabilità, un tema che gli
è caro e che torna più volte nei suoi articoli. Su quello che scrive
oggi, ritengo opportuno esprimere un paio di riflessioni.
Innanzitutto ricordare che da tempo immemorabile le “eccellenze”
abbandonano il nostro Paese perché molte di quelle cause che per
Galli della Loggia sono oggi alla base di tale fughe, sono purtroppo
ben radicate nella nostra storia e nella nostra antropologia
culturale: familismo amorale e “rispetto” per le posizioni
consolidate, in attesa del proprio turno. Rimane il dominio della gerontocrazia, sia nei consigli di amministrazione che nel mondo politico. Poiché i giovani e i ragazzi in generale acquisiscono la loro formazione anche dagli esempi, sarebbe opportuno che qualcuno di quelli che contano, cominciasse a darglieli. Sarebbe veramente un bel segnale vedere i politici tornare al loro lavoro di provenienza, se mai vi è stato, dopo un’esperienza politica non più infinita, come spesso accade, ma giustamente limitata nel tempo. Oppure, sarebbe altrettanto auspicabile che i politici non più eletti, anziché andare ad occupare poltrone in municipalizzate e dintorni, si rimettessero in gioco seguendo le regole di coloro, la stragrande maggioranza dei cittadini, che non possono contare su alcun tipo di privilegi. Allo stesso modo sarebbe un bel segnale l’abolizione degli albi professionali o la riforma dei centri per l’occupazione che possa renderli più trasparenti, davvero “pubblici” ed in grado di gestire i curricula di chi cerca occupazione. Ed infine, senza timore di essere tacciato di facile moralismo, credo sia necessario che i nostri discorsi tornino ad occuparsi dell’onesto e retto “ conversar cittadino” se non vogliamo rischiare il precipizio morale.
Solo chi lavora
con i giovani riesce a percepire la drammaticità del loro silenzio
che può tuttavia diventare in ogni momento esplosivo. Questo, solo
questo, mi sentirei di aggiungere all’interessante analisi di Galli
della Loggia.
Non ci sogniamo neppure di entrare nel merito della vicenda. La quale però costituisce una prova palmare di quanto abbiamo scritto e riscritto a proposito di valutazione, da ultimo il 18 marzo scorso. E cioè: invece di avventurarsi prioritariamente su terreni poco praticabili o poco produttivi come l’individuazione dei migliori insegnanti o la misurazione degli apprendimenti ai fini della valutazione dei singoli docenti, è indispensabile riattrezzare la scuola italiana con un corpo di ispettori in grado di mettere periodicamente sotto osservazione tutte le scuole, per assicurarsi che la loro qualità sia almeno accettabile rispetto ad alcuni fondamentali parametri, tra cui indubbiamente c’è l’adeguatezza minima di tutti i docenti e del dirigente; un accertamento che non richiede certo sofisticatissime tecniche valutative. Non è da paese serio che si affronti un singolo caso perché ha fatto notizia, mentre ce ne sono tanti altri di cui nessuno si occupa. Manca il personale, mancano norme che consentano di prendere senza indugio i necessari provvedimenti, pur mantenendo la giuste garanzie (compresa quella di non finire subito sui giornali) per chi è messo sotto osservazione. |