Perché una Nazione dovrebbe
distruggere il proprio sistema educativo?
Una riflessione di Chris Hedges

 da Tuttoscuola, 14.4.2011

“Una Nazione che distrugge il proprio sistema educativo, che favorisce il deterioramento dell’informazione, riduce le biblioteche pubbliche e trasforma i propri mezzi di comunicazione in veicoli per un intrattenimento facile e superficiale diventa sorda, muta e cieca.

Considera i risultati dei test più importanti del pensiero critico e della letteratura. Esalta la ripetitività del gesto produttivo e l’immoralità individualistica della capacità di far denaro. Sforna prodotti di bassa qualità, perdendo la capacità e le parole per sfidare le tesi e le strutture dello stato federato. Le incanala in un apparato di caste fatto di droni e amministratori di sistema. Trasforma uno stato democratico in un sistema feudale di servi e padroni.

Gli insegnanti, i cui sindacati si trovano sotto attacco, si riciclano in lavoratori da fast-food sottopagati. Disprezziamo gli insegnanti che possono aiutare i giovani a ragionare e a realizzare con successo le proprie inclinazioni e li trasformiamo in istruttori per eseguire test standardizzati”.

Non è un brano tratto da qualche giornale italiano di sinistra, né un pamphlet antigovernativo, ma la riflessione pubblicata sul notiziario online Truthdig da Chris Hedges, giornalista premio Pulitzer americano, riferendosi alle politiche dell’amministrazione Obama sull’istruzione (e non solo a quella).

Il lungo, appassionato articolo ruota attorno al tema, caro al pensiero democratico americano, ma cruciale per tutte le società che si definiscono democratiche, della libertà personale del singolo. Hedges mette in guardia dai rischi insiti in un’azione politica che sembra avviata ad educare degli yes-men, graditi al potere, ma anche ai datori di lavoro, nuove generazioni che facciano ciò che viene loro indicato, senza farsi troppe domande.

Artefici di ciò insegnanti non sindacalizzati, obbedienti come i propri allievi, che abbiano abdicato al proprio ruolo di trasmettitori dei valori e delle conoscenze che promuovono il bene comune e proteggono la società dalla follia della perdita della memoria storica. Il più grande male, conclude, non è quello radicale, ma il non avere radici del tutto. Ciò che gli permette di non avere limiti e portare ad estremi inimmaginabili il mondo, come lo conosciamo, rischiando di spazzarlo via.

(www.truthdig.com/report/item/why_the_united_states_is_destroying_her_
education_system_20110410/).