Ma gli alunni con disabilità di Donatella Morra ScuolaOggi, 2.4.2011
Vale la pena dirlo forte e chiaro all'Ufficio Scolastico Regionale
della Lombardia, che appena una settimana dopo la diffusione di una
Circolare Ministeriale, ove si raccomandava, per l'anno scolastico
2011-2012, di limitare il numero degli alunni a 20, in presenza di
gravi disabilità, ha prodotto a sua volta una Circolare indirizzata
agli Uffici Territoriali Provinciali, ove si chiede esattamente il
contrario, ovvero di non tenere conto, «in questa prima fase», della
norma che fissa quel limite (il DPR 81/09). Ma in classi di 26/27
alunni, spesso con più di un alunno disabile e insieme a tante altre
situazioni problematiche non certificate, quale attenzione potrà
essere data a ragazzi che spesso non parlano, che fanno molta più
fatica degli altri ad apprendere e a relazionarsi con gli altri? E pensare che pochi giorni prima, il 14 marzo, la Circolare Ministeriale n. 21 sulle Dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2011/2012, che accompagnava la trasmissione dello schema di Decreto Interministeriale, raccomandava invece, a pagina 19, «la massima attenzione nella costituzione delle classi con alunni con disabilità, nel senso di limitare, per quanto possibile, in presenza di grave disabilità, la formazione delle stesse con più di 20 alunni».
Non si capisce dunque tanto zelo: forse il Dirigente Regionale della
Lombardia vuole farsi paladino di una nuova "crociata" contro i
costi che gravano sui bilanci della scuola pubblica per la presenza
degli alunni disabili, per intraprendere finalmente un percorso di
austerità dopo gli "eccessi" del passato? Come famiglie di persone
con disabilità francamente non abbiamo percepito questo "benessere
dissipatorio" e non ci sentiamo in debito per ciò che lo Stato ha
fin qui elargito ai nostri figli... A suo dire l'alunno disabile deve stare in classe, non essere affidato solo alle cure dell'insegnante di sostegno, che troppo spesso lo isola dagli altri in aule separate, ed essere preso in carico da tutte le componenti scolastiche: insegnanti curricolari, dirigenti, assistenti ecc.
Benissimo; è proprio per questo che le Associazioni delle persone
con disabilità, riunite nella LEDHA (Lega per i Diritti delle
Persone con Disabilità) e nella FISH (Federazione Italiana per il
Superamento dell'Handicap), chiedono da parecchi anni ad una voce
che l'accoglienza venga programmata per tempo e che si predispongano
tempestivamente gli interventi necessari all'inclusione nella classe
e nella vita della scuola, scrivendo sul PEI - il Progetto Educativo
Individualizzato - le risorse individuate allo scopo, affinché il
disabile non sia "ospite indesiderato", ma alunno alla pari degli
altri, titolare del diritto di apprendere, comunicare, relazionarsi
ed emozionarsi con i suoi compagni fin dal primo giorno di scuola.
Ma tra queste pre-condizioni vi è anche il numero di alunni totali e
di alunni disabili presenti in classe, proprio perché «la presenza
di alunni disabili non è un incidente di percorso, un'emergenza da
presidiare, ma un evento che richiede una rio rganizzazione del
sistema già individuata in via previsionale e che rappresenta
un'occasione di crescita per tutti», come si afferma nelle Linee
Guida per l'Integrazione Scolastica degli Alunni con Disabilità (III
parte, 1.1), prodotte nell'agosto del 2009 dal Ministero.
«Metto le difficoltà nel mucchio e aspetto che scoppino le
contraddizioni»: sembra questa la logica sottesa a un simile
operare. Non tarderà a manifestarsi il disagio degli insegnanti
curricolari, non adeguatamente preparati ad organizzare il lavoro
individualizzato o per gruppi, per colpa di una formazione iniziale
non obbligatoria in didattica speciale e perché troppo spesso non
coinvolti in corsi di aggiornamento sull'integrazione. Ci saranno
rimostranze di alunni "normali" e dei loro genitori, preoccupati che
i loro figli non completino i programmi per colpa di chi ne rallenta
lo svolgimento perché disturba. Saranno scontenti gli insegnanti di
sostegno precari, gli educatori dell'Ente Locale e gli assistenti di
base nominati per un numero irrisorio di ore, spesso ad anno
scolastico inoltrato, in un carosello di nomine e sostituzioni, di
cui fanno le spese i più deboli e i più indifesi: gli alunni
disabili o con qualche fragilità.
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