Discalculia e altre invenzioni, di Giorgio Israel, Il Foglio 21.4.2011 Quando, mesi fa, in occasione del varo della legge sui disturbi di apprendimento avevamo messo in guardia contro il rischio della medicalizzazione della scuola, contro la medicina che cura i sani, gli screening di massa e la costituzione dello “stato maggiore del benessere” (“La salute totalitaria”, Il Foglio, 15 maggio 2010), siamo stati accusati di voler male ai bambini disabili. Non c’è nulla di più pericoloso che trattare di questi argomenti, è peggio che maneggiare nitroglicerina allo stato puro, perché è pronta l’accusa più devastante, maneggiata con spregiudicatezza terroristica: nemico dei disabili. Eppure, ora si vede quanto avevamo colto nel segno. Da ogni parte giungono segnali che il processo di medicalizzazione della scuola avanza come una macchina da guerra e che era bugia assicurare che nessuno si sognava di mettere in pratica screening di massa di stile totalitario, reminiscenti delle schedature mussoliniane dei contadini delle bonifiche pontine (anche quelle, per carità, fatte per “migliorare” la popolazione). Si diffondono percentuali da capogiro degli alunni che sarebbero disturbati per varie cause. Le scuole sono assalite da richieste di dipartimenti universitari di psicologia in cui si chiede ai genitori l’autorizzazione ad effettuare test sui bambini per indagare le “capacità di discriminazione ed elaborazione temporale”, per valutare le “abilità logiche non verbali” e individuare i bambini che presentano “ritardo mentale nello sviluppo”. Inutile dire che tali screening vengono presentati come motivati dalla finalità scientifica di approfondire la conoscenza delle caratteristiche cognitive e psicologiche dei ritardati mentali. Ma questo scopo speculativo viene smentito dal dichiarato intento di “costituire un gruppo di controllo” – proprio così, questo è il termine usato – con cui gestire i dati rilevati. E poiché non si può evitare di chiedere l’autorizzazione, si tenta di indurre i genitori a concederla con una pesante pressione psicologica: senza la collaborazione delle famiglie “sarebbe impossibile fare ricerca” e ne deriverebbero addirittura “gravi conseguenze a livello sociale”. Insomma, siete liberi di dire di no ma se lo fate siete responsabili delle gravi conseguenze derivanti dalla vostra mancanza di senso sociale. Siamo di fronte al sovvertimento della funzione dello psicologo, che invece di assistere chi manifesta dei problemi e chiede aiuto (anche tramite la famiglia), si arroga (con inammissibili pressioni psicologiche) il diritto di “testare” l’intera società per decidere chi è sano di mente e chi è non lo è, oltretutto in base a criteri di dubbio valore scientifico. Difatti, proprio in questi giorni, mi è occorso di leggere articoli circa i criteri con cui gli psicologi dovrebbero individuare i soggetti “discalculici”, talmente assurdi e incompetenti che c’è da rabbrividire all’idea di consegnare i bambini a chi scoprirà disturbati dove non ve ne sono, facendo entrare molti sani nel tunnel della disabilità. È assai probabile che chi avesse sottoposto a test del genere Albert Einstein o René Thom, li avrebbe catalogati come disturbati e sottoposti a un programma didattico differenziato sotto un “gruppo di controllo” di psicologi. Visto che la politica sembra impotente di fronte a queste degenerazioni c’è da sperare in una reazione delle famiglie, che neghino in massa il consenso a queste pratiche e difendano i propri figli dalla schedatura totalitaria. |