SCUOLA

Così assunzioni e graduatorie
puniscono ancora i precari

Pierpaolo Pinna il Sussidiario 2.8.2011

L’assunzione in ruolo è come un treno fermo davanti al marciapiede con le porte chiuse. Sul marciapiede la folla aspetta paziente, senza spingere. All’interno si fanno le pulizie e si prepara. Quando tutto è pronto per far salire i passeggeri, le porte si aprono, ma sull’altro marciapiede e salgono altre persone appena arrivate che non hanno aspettato per tutto il tempo dell’allestimento. Mi si perdoni l’assonanza con testi molto più meritevoli di attenzione del mio, e ovviamente senza nessuna pretesa di confronto con l’Oratore originale, ma l’argomento che intendo trattare meriterebbe, appunto, un intervento sopranaturale.

Il Decreto Sviluppo all’articolo 17 prevede che una “quota parte” delle assunzioni in ruolo degli insegnanti possa essere fatto retroattivamente dal 1 settembre 2010 su posti vacanti a quella data. Cosa vuol dire? Vuol dire che il ministero dell’Istruzione, sterilizzata la maggior spesa con il sacrificio economico dei precari assumendi e non dei sindacati, trova finalmente conveniente assumere a tempo determinato su tutti i posti vacanti o su una buona percentuale, anche per evitare nuovi ricorsi di stabilizzazione al giudice ordinario.

Una persona di buon senso cosa si aspetterebbe? Che sui posti che erano già vacanti l’anno scorso o gli anni scorsi, su cui il Ministero si è intestardito sino a oggi a non assumere a tempo indeterminato, vengano nominati coloro che quei posti li hanno occupati, con pieno diritto e merito, negli anni passati, assumendo quindi, per quei posti, solo e soltanto dalle vecchie graduatorie valide nel momento in cui quei posti in organico si sono determinati.

Si tratta di supplenti che hanno svolto il loro lavoro con impegno, onestà ed entusiasmo, convinti di essersi ormai stabilizzati pur nel precariato, e che pazientemente aspettavano il loro turno per salire in graduatoria e avere la nomina a tempo indeterminato. E invece no.

Il Decreto Sviluppo non specifica da quale graduatoria si assumerà in ruolo per i posti degli anni passati, i sindacati manco a dirlo nicchiano, l’acqua si intorbida e chi ne è più capace pescherà al meglio nel torbido. Alcuni si vantano di proporre in merito soluzioni equilibrate e ragionevoli. Vorrei sapere chi lo convince quello che era primo e ora, dopo lo stravolgimento delle graduatorie riaperte, è settimo, che questo è equilibrato e ragionevole visto che le nomine in ruolo sono di solito 1-2 in quella graduatoria. E la disoccupazione totale quasi certa di quella collega laureata e specializzata, con sette anni di studi universitari, che era terza e ora è decima, superata anche da un diplomato all’Istituto professionale e da una che non ha mai messo piede in una scuola statale sarà equilibrata e ragionevole?

Anche su questo fatto di buon senso si andrà quindi a barattare. Eppure non si può continuare a dare ragione a tutti e a nessuno. Il servizio alla Verità richiede scelte di campo precise. “Il vostro parlare sia sì, sì, no, no; il di più viene dal Maligno”, diceva qualcuno molti anni fa.

Quando lo Stato trovava una certa convenienza economica a tenere una buona percentuale di personale precario quei posti sono stati occupati dai precari iscritti in graduatoria a esaurimento. Adesso che il ministero ha finalmente convinto i sindacati a cedere sulla ricostruzione di carriera, con penalizzazioni economiche sullo stipendio dei neoassunti, ecco che quei posti non vengono assegnati ai precari che hanno garantito con continuità didattica il servizio, ma ad altri, che in passato non si sono voluti sobbarcare il notevole peso materiale e umano del trasferimento e comunque di una scelta definitiva e impegnativa. Si sa d’altronde che in Italia la solidarietà per chi non vuole prendersi impegni o responsabilità è sempre pronta e forte.

Giustizia vuole che per i posti che esistevano in organico negli anni passati si assuma scorrendo la graduatoria vecchia del 2010-2011 e dalla nuova graduatoria per i posti che si formano da luglio 2011 in poi. Non si dia agli ultimi arrivati i posti che si sarebbero dovuti già dare anni fa agli iscritti in graduatoria del tempo. Senza nessun riferimento a provenienze, residenze, DNA o altro.

Anche per la violazione dei diritti acquisiti vale la poesia attribuita a Niemoller rimaneggiata da Brecht:

 

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

e io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c’era rimasto nessuno a protestare


Oggi tocca a quegli insegnanti precari che attendevano con pazienza, rispettando le leggi e senza scorciatoie la nomina a tempo indeterminato. Non hanno dietro nessun partito politico, qualche singolo politico che parla a mezza voce, nessun sindacato, nessuna confraternita di avvocati.

Un domani qualcun altro magari pretenderà di portare via qualcosa a noi. Chissà se riusciremo a difendere il nostro diritto e se qualcuno vorrà aiutarci.