Gelmini: non inseguiamo il consenso Il ministro dell'Istruzione: "Provvedimenti equilibrati, improntati a rigore e severità" Angelo Perfetti da Il Tempo, 14.8.2011 La manovra appena varata dal Consiglio dei ministri non prevede tagli a settori importanti come scuola e ricerca. Ne abbiamo parlato con il ministro Gelmini. «Credo che questa sia una manovra improntata a rigore e severità - ci ha deto - come si addice a un momento tra i più difficili per il Paese. È anche una manovra equa: paga chi ha di più, risparmiando settori strategici come scuola, sanità, ricerca e università».
«La fantasia del ministero dell'economia non ha limiti, mi creda; se si fosse voluto tagliare si sarebbe trovato il modo. La realtà è che c'è stata una scelta politica fortemente voluta dal presidente Berlusconi».
«Se non migliorano le quotazioni dell'Italia, non solo nei mercati, sarà difficile creare sviluppo. Senza stabilità non c'è crescita, e questa è la nostra priorità. È chiaro una manovra indispensabile e urgente da 45 miliardi di euro non è un giro di valzer. Il governo ha dato prova di coesione, e in 48 ore ha varato un provvedimento efficace. Ora siamo aperti in sede parlamentare al contributo di tutti, anche delle opposizioni. Il Pdl doveva dare una risposta alla lettera della Bce e mettere al sicuro risparmi, pensioni e stipendi, lo ha fatto; non a caso attraverso un'intesa che è stata impegnativa tra Berlusconi e Bossi le pensioni sono state toccate il meno possibile e non è stata introdotta la patrimoniale. In più va evidenziata la misura che vuole tutelare l'occupazione dei giovani combattendo l'abuso dei tirocini e dei contratti di formazione: non potranno durare oltre 6 mesi, proroghe comprese, e sono dedicati ai neo diplomati e neo laureati entro dodici mesi. Così combattiamo il precariato».
«Il decreto è equilibrato, e contiene misure volte alla lotta all'evasione. Si prevede una rapida rivisitazione degli studi di settore, e da subito aumentano le sanzioni per chi non rilascia scontrini e fatture. È una scelta equanime tra tagli e nuove tasse. È sciocca la presa di posizione di Bersani - per fortuna non di tutta l'opposizione - che vede nella crisi italiana una crisi di credibilità di Berlusconi. Per un motivo semplice: non è una italiana ma globale. Se diciamo che Berlusconi ha perso autorevolezza allora con lo stesso metro di giudizio dovremmo dirlo anche di Obama, ma sono discorsi provinciali, inutili e inopportuni».
«In realtà avevamo già approvato in Consiglio dei ministri la proposta di riforma costituzionale che contiene il dimezzamento del numero di parlamentari. E siamo gli unici ad aver avviato dal 2008, con l'impegno di Tremonti, una razionalizzazione nella scuola, nella sanità e nella pubblica amministrazione. Se le giovani generazioni non erediteranno un Paese col terzo debito al mondo sarà merito del Premier e del suo governo. Dal punto di vista del consenso sappiamo che ci sono misure impopolari, specialmente nell'Italia dei campanili, ma il grande merito di Berlusconi è proprio questo: è più importante salvare l'Italia che portare 5 punti in più al Pdl alla prossima tornata elettorale». |