Zooschool, un horror di Antonio Armano Il Fatto Quotidiano, 16.8.2011 Quando i parenti di Hakan Yildiz hanno sentito che doveva interrompere la visita in Turchia per andare a Torino e farsi ammazzare sul set di un film l’avranno di certo dissuaso con le buone o le cattive a lasciare perdere e restare da loro fino alle fine delle vacanze. “Va a finire che ti fanno fuori davvero”, gli avrà detto qualcuno in famiglia. Yildiz è un giovane californiano d’origine turca che ha sborsato 700 dollari (circa 500 euro), tramite il sito di raccolta fondi Indiegogo.com, per fare appunto la parte della vittima in un film girato nella periferia postindustriale di Torino e intitolato Zooschool. Grazie al sistema di crowdfunding di Indiegogo.com (specializzato nel reperimento di risorse dal basso per il cinema indipendente), Zooschool offre la possibilità di contribuire alla produzione con piccole somme di denaro ricevendo in cambio vari tipi di partecipazione al film più o meno diretta o anche gadget: 15 dollari per passare una giornata sul set, 60 dollari per avere il ciak (clapperboard) firmato dal regista e dal protagonista, 70 dollari per fare la comparsa nella folla e così via. E 700 dollari, la somma più alta, per essere una delle vittime e comparire nei contributi speciali del Dvd. Ma vittime di chi? Zooschool è un film sul disagio scolastico e racconta di Angelo Sabot (Gabriele Ciavarra), insegnante di sostegno in un fatiscente istituto tecnico di Settimo Torinese, che ha un rapporto conflittuale con la vice-preside Migliaci (Raffaella Gardon) e vive sulla propria pelle le tensioni di un ambiente degradato anche per i tagli dei fondi. Quando gli beccano una dose di stupefacenti, la situazione precipita e Sabot arriva a scuola armato di una mazza da muratore e si mette ad ammazzare appunto tutti quelli che incontra, studenti compresi. Il genere horror è una modalità estetica alternativa per intervenire su un tema – quello del disagio scolastico – di solito affrontato in modo più grave e serioso. Ma senza per questo rinunciare alla denuncia: durante la mattanza, una serie di flashback raccontano le brutte esperienze che hanno portato il supplente a perdere il lume della ragione. Il ribaltamento rispetto al filone classico non è solo estetico ma investe anche il rapporto tra vittime e carnefici: di solito è lo studente impazzito a diventare uno sterminatore come nei casi di cronaca e nel documentario di Michael Moore Bowling for Columbine o nel romanzo di Antonio Scurati Il sopravvissuto (Bompiani). In Italia, dopo le varie riforme Gelmini, forse sono più a rischio di sbarellare i professori degli studenti? Sarà per questo che il giovane californiano Hakan Yildiz è rimasto colpito dalla insolita trama e dalla possibilità offerta di essere vittima della mazza del professore. Il film è frutto delle esperienze personali del regista Andrea Tomaselli, insegnante presso un istituto tecnico a Settimo Torinese, lo stesso che fa da set a Zooschool, fatiscenza inclusa. Tra gli attori Manuela Massarenti che riveste il ruolo della preside carogna e il comico Natalino Balasso, che fa la parte di Contin, insegnante di educazione fisica e gay represso. Contin scopre che Dejan, un alunno omosessuale extracomunitario, ha ripreso di nascosto col telefonino i compagni di classe mentre si cambiavano, e l’ha costretto ad acconsentire alle sue attenzioni per evitare la punizione. Ma il prof finisce a sua volta ricattato dal giovane e deve scucire diecimila euro per farlo stare zitto. Sembra una versione scolastica e squallida delle trame di video e ricatti che caratterizzano la cronaca contemporanea. Per realizzare la pellicola indipendente, le cui riprese sono appena finite, Tomaselli si è rivolto al sistema di crowdfunding non solo per affiancare nel finanziamento i cinque coproduttori (Indyca, Epica Film, Hallucigenia Entertainment, Woka e Aidía) ma anche per creare una partecipazione dal basso coinvolgendo direttamente i donatori e i sostenitori per esempio attraverso una pagina Facebook e un sito del film. Ci sono infatti opzioni che potrebbero interessare giovani aspiranti cineasti: con 250 dollari si può assistere a tre giorni di postproduzione, cioè di lavorazione del girato. Il tema della scuola è di quelli che toccano da vicino il mondo giovanile. In generale l’intento è risvegliare, partendo da Internet e dai social network, l’attenzione sulla scuola, rispetto alla quale, secondo il regista, si è creata una specie di assuefazione come quando un parassita ci morde inoculando un anestetico per non farci accorgere che sta succhiando il sangue. Insomma una violentissima catarsi delle problematiche scolastiche, una specie di Cuore al contrario, con Franti che finisce preso a mazzate. Ma siamo anche dalle parti del Maestro di Vigevano (Einaudi) il libro (e film con Alberto Sordi) di Lucio Mastronardi che raccontava in modo crudo e devastante la scuola nella Lombardia del boom industriale dove i soldi avevano azzerato ogni altro valore (oggi siamo negli anni dello sboom). Mastronardi stesso era maestro e fu messo in un angolo dopo il clamore suscitato dalla sua opera, in particolare entrando in conflitto col provveditore agli studi Ficarotta che prendeva in giro per il cognome con telefonate moleste. Il film non ebbe il permesso di essere girato in una scuola vera. E diversamente da Sabot, Mastronardi non sfogò le proprie frustrazioni compiendo una strage in classe ma suicidandosi nel Ticino. Probabilmente Hakan Yildiz non avrebbe mai pagato 700 dollari per buttarsi in un fiume. Tra l’altro il “donatore digitale” non si è presentato sul set, per essere ucciso, pur avendo fatto il bonifico e prenotato voli e albergo per raggiungere Torino, dopo essere transitato in Turchia per visitare i parenti. La troupe era quasi preoccupata. Si vede che devono averlo dissuaso i parenti turchi. La scuola italiana degli ultimi tempi è una cosa troppo turca anche per un turco. |