Al Sud si torni sui banchi ad ottobre

di A.G. La Tecnica della Scuola, 22.8.2011

La proposta fa parte di un pacchetto di emendamenti alla manovra economica annunciato dalla senatrice Adriana Poli Bortone, presidente di “Io Sud”: nelle zone turistiche si rilancerebbe l`economia. Ma si affosserebbe l’uniformità nazionale scolastica. Con gli Esami di Stato che finirebbero a Ferragosto!

Nelle Regioni italiane dove il turismo estivo dura più mesi, sarebbe il caso di riaprire le aule per l’avvio del nuovo anno scolastico non prima del mese di ottobre. Così ne guadagnerebbe l’economia locale. E, di conseguenza, anche lo Stato.

La proposta, non certo innovativa visto che si tratterebbe di un ritorno al passato, quando fino agli anni Settanta si tornava sui banchi ad ottobre, è della senatrice Adriana Poli Bortone, presidente di “Io Sud”. L’idea, che verrà presentata assieme a “Coesione nazionale”, fa parte di pacchetto di emendamenti alla manovra economica, che sarà presentato il 22 giugno al Senato. Tra le misure annunciate dalla Poli Bortone c’è anche “lo slittamento a ottobre dell`inizio dell`anno scolastico nelle Regioni a vocazione turistica per rilanciarne l`economia”.

Quante possibilità vi sono che la proposta abbia un esito positivo? Davvero poche. Anzi, sono quasi nulle. Prima di tutto perché posticipare di due settimane l’avvio dell’anno scolastico solo in alcune Regioni comporterebbe una disparità non colmabile durante l’anno. A meno che non si chieda agli studenti partiti in ritardo di annullare le pause in corrispondenza del Natale e della Pasqua. Un esempio per tutti: gli studenti frequentanti la scuola nelle Regioni dove si è iniziato tardi, che per rendere valido l’anno scolastico devono comunque rispondere alla norma che prevede almeno 200 giorni di scuola, dovrebbero di conseguenza terminare le lezioni a fine giugno se non ad inizio luglio. Costringendo così gli studenti delle classi terminali (terza media e quinto superiore di tutta Italia) e finire le prove d’esame quasi in prossimità di Ferragosto!

Ma non solo: pur sottostando a dei “paletti” imposti dall’amministrazione, ad oggi per legge la scelta delle date d’inizio e fine anno scolastico rimane tutta ad appannaggio delle giunte regionali. Che non starebbero certo a guardare. Viene da chiedersi, ancora una volta, quanto la politica sia vicina, conosca e comprenda le esigenze della scuola e di chi vi opera da docente, lavoratore e discente.