L'INCHIESTA
Cattedre vacanti e presidi part-time Tagli a personale, edifici e strumenti. Caos generale per il risiko dei supplenti. E c'è il dirigente recordman che a Pilotello deve guidare da solo sette plessi Salvo Intravaia e Corrado Zuino la Repubblica 14.9.2010
ROMA - Nessun alleggerimento dei tagli, la strada
maestra resta quella più dura: otto miliardi di euro da togliere
alla scuola italiana in tre anni. L'ordine impartito dal governo al
ministro Mariastella Gelmini non si discute: si devono ridurre non
solo bidelli e addetti alle fotocopie, ma anche il numero degli
edifici sul territorio e quello dei preziosi insegnanti: oggi sono
780 mila. Il risultato a metà del guado - siamo alla seconda
stagione della riforma Tremonti-Gelmini, la seconda spallata - è una
scuola svuotata, un settore a perdere. Prima delle mille opinioni -
plebiscitarie nella contestazione: protesta la maggioranza dei
docenti non ancora certi della classe assegnata, dei presidi
costretti a gestire due scuole contemporaneamente, dei genitori
inconsapevoli di quante volte il figlio mangerà in mensa e quante
dovrà tornare a casa, degli studenti costretti a studiare in classi
da 34 unità - lo certificano i numeri. Il risiko dei supplenti ha collassato gli uffici, a loro volta svuotati, degli ex provveditorati. A Firenze il provveditore Claudio Bacaloni ha scritto al ministro una lettera di due pagine: "In queste condizioni la sistemazione dei docenti entro settembre risulta impossibile". A Bari Giovanni La Coppola ha fatto appendere il cartello "si riceve solo per appuntamento". Per mandare i supplenti in cattedra in molti hanno sospeso il ricevimento del pubblico. Grazie alla "riforma epocale" sono quasi 1.500 le scuole italiane - una su sette - guidate da un preside part-time: quattro giorni lavora nella scuola d'origine e il venerdì corre a mettere firme sotto questioni sconosciute nel secondo istituto. Sono i "reggenti", spremuti per 400 euro lordi in più. Il loro recordman è Francesco La Teana, preside dell'Istituto Schiaparelli Gramsci di Milano, ragioneria con 120 anni di storia e 1.500 iscritti. La sua scuola prevalente ha già due succursali lontane e da quest'anno, grazie alla riforma, Francesco La Teana dovrà guidare un istituto a Pioltello, nell'hinterland, composto da materna, elementare e due medie. Dirigerà sette plessi e racconta: "Il telefono squilla in continuazione, praticamente non dormo più. Lavoro in ufficio, in auto, a casa. Sempre". Il quindici per cento delle scuole italiane sono vuote, chiuse. Il doppio, invece, sono gli edifici da ristrutturare: 12.723. Solo in Calabria più della metà degli esistenti. Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi, ricorda: "Nel 2009 la Protezione civile aveva calcolato 20 miliardi di euro per la messa in sicurezza di tutti gli edifici, oggi il ministero non ha speso nulla". Il Codacons ha diffuso la lista dei plessi a rischio crollo, il monitoraggio del ministero resta invece secretato. L'Ocse ha appena fotografato per grandi numeri l'interesse del nostro paese verso l'istruzione: siamo penultimi davanti alla Slovacchia per spesa scolastica (il 4,5% del Pil), ultimi per la quota di spesa pubblica destinata alla scuola (il 9%). Significa, scendendo nel dettaglio del caos di queste ore, 10 mila insegnanti in soprannumero (sono di ruolo, ma hanno perso la titolarità del posto) e 600 mila studenti che al primo anno avranno meno ore di lezione. Il Coordinamento associazioni disabili di Bologna segnala che, a fronte di una norma che chiede un portatore di handicap ogni venti studenti, ci sono classi con due disabili su 25 alunni. E i tagli, poi, non sono solo centrali. Nel Lazio la Giunta Polverini ha tolto 5 mila borse di studio e azzerato il fondo di 3 milioni di euro per i libri in comodato d'uso. Nella provincia dell'Aquila si annunciano 1.033 iscrizioni in meno e 700 studenti costretti a emigrare. |