scuola
Berlinguer: il docente unico Pietro Vernizzi il Sussidiario, 3.9.2010
Per risolvere il
problema dei precari bisogna rimettere al centro la questione
dell’offerta formativa nella scuola. E’ la proposta dell’ex ministro
dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, di fronte allo sciopero della
fame degli insegnanti senza un’occupazione sicura. Ma nella ricetta
di Berlinguer c’è anche l’idea che le graduatorie vadano sostituite
con nuove forme di reclutamento, trasferendo inoltre alle Regioni le
risorse per contribuire a migliorare la formazione e sottraendo il
problema educativo al dominio incontrastato del ministero
dell’Economia.
Innanzitutto, bisogna
avere rispetto per tutte le persone che soffrono per problemi legati
al loro lavoro: di sicuro lo sciopero della fame non è una scelta
che si fa per ragioni strumentali. Il dato di fatto è che la piaga
del precariato nel mondo della scuola esiste da noi, ma non in altri
Paesi europei. E quindi il problema va affrontato in modo deciso per
trovare una soluzione.
Detto in modo rozzo una soluzione
sarebbe quella di abolire le graduatorie, bandire di volta in volta
tutti i posti vacanti in modo da coprirli tutti, e riaprire i bandi
una volta che si sono liberati nuovi posti di lavoro. Occorre
puntare su nuove forme di reclutamento, diverse da quelle dettate in
passato dal ministero dell’Economia per risparmiare: oggi non
avrebbe più senso. Se si fa capire al mondo dei precari che si vuole
lavorare per risolvere insieme i loro problemi, questo faciliterebbe
moltissimo i rapporti con gli insegnanti che oggi stanno
protestando. Uno dei primi problemi che l’ex ministro
all’Istruzione, Beppe Fioroni, ha avuto l’intelligenza di affrontare
è la piaga del precariato, che ha avviato a soluzione, anche se non
ha avuto il tempo di completare l’opera iniziata.
Sì, e questo avrebbe portato grandi
benefici per tutti. Il problema dei precari non riguarda infatti
solo gli insegnanti, ma l’intera vita della scuola. I continui
trasferimenti e movimenti creano incertezza per gli stessi studenti
e genitori e sono una situazione da superare. Anche se la soluzione
andrebbe fatto nel contesto di una trasformazione radicale
dell’offerta formativa, che parta dal chiudere le aule scolastiche. L’aula tradizionale va sostituita da laboratori, dipartimenti, lavoro di équipe e forme di tutoraggio. Un’articolazione dell’offerta formativa di questo tipo elasticizza la vita scolastica e rende necessario reclutare un numero maggiore di insegnanti. Senza investire il cuore dell’offerta formativa della scuola, non si risolverà mai il problema dei precari. La cui legittima protesta si concentra solo su un segmento del problema. L’offerta formativa non può essere basata solo su un insegnante, ma su più soggetti che concorrono all’educazione dello studente.
Noi pensiamo ancora
alla scuola come a un sinonimo di banco, cattedra, libro di testo e
quaderno, quando l’Oxford english dictionary ha deciso che non ci
sarà più un dizionario cartaceo ma solo in formato digitale. Il
numero dei testi presenti on-line ha superato abbondantemente quelli
cartacei, il pomeriggio gli insegnanti utilizzano le nuove forme di
comunicazione elettronica. Anche la condizione del docente è
qualcosa che cambia di continuo. La sua funzione non deve essere più
quella ottocentesca legata alla trasmissione del sapere, ma quella
di sostegno all’apprendimento dello studente. Se hanno dei finanziamenti, possono offrire occasioni di lavoro agli insegnanti attraverso un arricchimento dell’offerta formativa. Ma il federalismo fiscale ha un senso se i titolari del potere decentrato hanno i soldi per realizzare le cose. Purtroppo invece non c’è mai stato un momento come oggi in cui Regioni, Province e Comuni sono stati privi delle risorse necessarie. |