65 metri quadri ogni aula, un ufficio per ogni docente,
uno stipendio che è il triplo di quello italiano.

la semplicità del successo finlandese

di Piero Morpurgo, 17.9.2010.

Nitida è stata Paola Cavallari: quel che fa la differenza in Finlandia è “il sistema di valori condivisi” (Viaggio in Finlandia in PD settembre e ottobre 2009). E qui premetto una delle conclusioni: in Italia -nota Gramellini- occorre affrontare l’emergenza educativa quella per cui i genitori ridono quando un gruppo di bimbi prende a calci un immigrato[1].  Giustamente Paola Cavallari insisteva sul mood su quell’atmosfera improntata a un comportamento che “non dimentica della relazione con l’altro” e questa disposizione è persino codificata nei programmi svedesi del 1994: non ci può essere conoscenza se non c’è educazione[2].  Nel “viaggiare” tra statistiche e programmi si vedrà che il mistero del successo finlandese non è poi così difficile da svelare. Eppure in molti ritengono che il sistema educativo della Finlandia sia avvolto da segreti.

Persino l’impeccabile BBC scivola sul sistema finlandese asserendo che tra le ragioni del successo c’è il basso tasso d’immigrazione (chissà se hanno mai guardato dentro un’aula della Oxford University)[3]! Della stessa opinione sono i cugini francesi: in Finlandia l’omogeneità della popolazione fa la differenza[4]!

Un periodico israeliano è ancora più tagliente: il segreto finlandese sta nelle retribuzioni; infatti se ci si chiede se le classi finlandesi siano più piccole la risposta è: no. Finnish elementary schools employ one teacher per 16 students, while in Israel the figure is one teacher per 17 students. Il dato sembra incontestabile giacché un docente finlandese guadagna quasi il triplo di un israeliano: a veteran Israeli teacher at an elementary school makes 18 dollars per hour in practice. A Finnish counterpart makes 48 dollars per hour of instruction. In high school, the gap grows: 79 dollars per hour for a Finnish teacher, compared to 27 dollars per hour in Israel[5].

Uno studio recente, fatto all’Università di Digione, sostiene la tesi israeliana: le curve statistiche mostrano significative corrispondenze tra il livello degli stipendi degli insegnanti e il rendimento degli studenti e dunque tanto più sono alti gli stipendi degli insegnanti tanto maggiore è il rendimento degli studenti[6].

C’è un’altra caratteristica che distingue la Finlandia: l’ OAJ, il sindacato degli insegnanti, è la più grande organizzazione di tutte le categorie del paese e raccoglie il 95% dei docenti; l’OAJ è suddiviso in dipartimenti di settore (dagli asili nido all’università) e sostiene l’obiettivo per cui in Finlandia l’istruzione “is considered as one of the most important asset as well as an investment in the future” ovvero la scuola è il cardine della società e un investimento per il futuro[7].

E conta il fatto per cui le strutture scolastiche sono ampie e accoglienti come osserva un dirigente scolastico francese: l’école est un lieu de vie où les espaces de travail sont vastes (65m2 par classe); ahimé si possono vedere aule da 15 metri quadri in Italia. Anche qui si nota come i furti siano assenti e quanto siano rispettati gli arredi delle aule ove i muri sono ricoperti da libri; inoltre le lezioni -fino a 16 anni- sono costituite da unità di 45 minuti intervallate da pause di 15. Paul Robert ha riscontrato condizioni di lavoro ottimali: ogni professore ha un suo ufficio e ogni dipartimento ha una stanza con una biblioteca specializzata[8]. Giova osservare che la Finlandia -assieme all’Islanda- ha una media di 20 alunni per classe  tra le più basse nel mondo mentre l’Italia sta avvicinandosi alla Korea del Sud che ha 35 allievi in aula[9]. Dove stiamo andano ce lo dice il Veneto: quest’anno alle superiori ci sono 228 classi da 29 studenti, 134 da 30 e 90 tra i 31 e i 33.

La Finlandia non lesina dati statistici -sfido chiunque a trovare gli stessi elementi in inglese sul sito MIUR- ed è orgogliosa di dimostrare come dal 1995 al 2008 gli investimenti per l’istruzione siano passati da 6.000 milioni di euro a 10.000 milioni di euro[10] e per il 2011 si prevede un ulteriore incremento di 340 milioni di euro[11] oltre all’aumento di ore di lezione nei diversi ordini di scuola[12].

Il successo di queste scuole viene spiegato dallo stesso Ministero dell’Educazione come il risultato sia di una politica che sostiene la lettura e la scrittura[13] sia di una programmazione -iniziata nel 1990- volta a diffondere la cultura scientifica e matematica. I finanziamenti per l’arte, le biblioteche e la cultura aumentano ogni anno e nel 2009 sono arrivati a 450 milioni di euro e in Finlandia c’è uno dei più alti tassi nel mondo di utilizzazione delle biblioteche pubbliche[14]. Nonostante tutto si rileva un incremento della dispersione scolastica che  appare marcata (8,9%) nell’istruzione professionale[15] e questo benché sia perfettamente normale frequentare i corsi di studio impiegando tempi diversi[16]: il 62% degli studenti ottiene la qualifica professionale in 3 anni e mezzo, ma c’è anche chi ne impiega 8[17].

 Allora il segreto finlandese non è imperscrutabile: a) si legge tanto e ci sono tante biblioteche; b) si investe tantissimo in cultura; c) quando è necessario (dopo gli 11 anni) si boccia e si spiega perché; d) l’educare al rispetto degli altri è un fondamento culturale.

Le saghe antiche della Finlandia raccontano che l’uomo saggio non distrugge tutte le foreste perché il canto di primavera ha il diritto di rinnovare il mondo. Il ministro Gelmini invece fa terra bruciata e dissipa ogni risorsa e ogni speranza.

                                                                                              Piero Morpurgo