Precari, la nuova sfida alla Gelmini

Prof romana comincia lo sciopero della fame: "Per una scuola civile". La protesta a Montecitorio "Il governo mortifica l'istruzione"

di Laura Mari, la Repubblica di Roma 6.9.2010

Non è una lotta per il posto di lavoro, ma un battaglia di civiltà per la sopravvivenza dei principi democratici. Su una sedia di plastica bianca traballante quanto la sicurezza di un impiego che oggi c'è e domani chissà, Giuliana Lilli, insegnante precaria romana di 43 anni, ieri ha deciso di iniziare lo sciopero della fame in piazza Montecitorio. "Siamo arrivati al punto, in un paese civile e democratico, di dover mettere in gioco il nostro corpo e la nostra salute per protestare contro un governo che calpesta e mortifica la scuola e l'istruzione con tagli indegni" dice Giuliana Lilli nel suo primo giorno di sciopero della fame. Una forma di protesta giù intrapresa da alcuni precari palermitani (che l'hanno sospesa venerdì scorso) e definita dal ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini come "una strumentalizzazione politica". "Ora tocca me scioperare, in una sorta di staffetta morale e ideologica - annuncia Giuliana - Non sono qui solo per un posto di lavoro, ma anche perché agli studenti sia garantita la continuità didattica e una qualità di insegnamento adeguata".

Laureata in lingue alla Sapienza, diplomata alla scuola per interpreti di Perugia e in possesso di un master conseguito in America, Giuliana Lilli dal 2002 è abilitata all'insegnamento di inglese e francese alla scuola media superiore. "Ho fatto supplenze per tutta la vita - racconta - ma negli ultimi due anni c'è stato il tracollo. L'ultimo incarico che ho ricevuto è stata una supplenza di 18 ore, lo scorso anno, alla scuola Caravillari. E lì mi sono resa conto del buco nero in cui si trova il sistema dell'istruzione italiano". A ottobre, infatti, la professoressa che Giuliana sostituiva è deceduta. "Se fosse accaduto qualche mese più tardi, sarei stata assunta a tempo indeterminato. Invece - spiega Giuliana - per una kafkiana burocrazia ho perso il lavoro. Non c'è nessun rispetto per la continuità didattica, nessuna logica pedagogica ed educativa nei confronti di studenti che cambiano insegnanti ogni tre mesi". Residente nel quartiere Balduina, Giuliana Lilli vive da sola. "Uno stipendio da 180 euro lordi al mese - dice - di certo non ti permette di fare grandi progetti".

Ad assisterla durante lo sciopero della fame ci sono insegnanti precari da giorni in sit-in a Montecitorio. "Il governo sta buttando via risorse fondamentali per il futuro del Paese" dice Maria Cristina Fazi, 60 anni, insegnante alla scuola elementare Balsamo Crivelli di Casal Bruciato. "Tra tre anni andrò in pensione - sottolinea - ma lotto con i precari perché non mi arrendo ad una mentalità da supermercato che concepisce l'istruzione come qualcosa che oggi non serve".