SCUOLA

"Non ci sono sedie, portatele da casa"
L'appello della preside agli studenti

Accade all’istituto professionale Bertarelli di Milano, dove sono iscritti 750 studenti
Il capo d'istituto: “Qui manca tutto, sono stanca di scrivere inutilmente alla Provincia”

di  Franco Vanni la Repubblica di Milano, 4.9.2010

 

Oltre ai libri e all’astuccio, gli studenti dovranno portare a scuola anche una sedia. Succede a Milano, istituto professionale Bertarelli. Giuditta Pieti, la preside, lo comunicherà ai ragazzi venerdì prossimo durante l’incontro ufficiale di inizio anno: «In questa scuola mancano almeno cento sedie — dirà in aula magna — chi ne avesse una in più a casa è pregato di portarla con sé domani».


La scuola dove mancano le sedie


L’appello, che la dirigente ha scritto nei giorni scorsi, forse lascerà di stucco i ragazzini iscritti in prima, non gli studenti veterani che già conoscono l’assurda situazione della loro scuola, in pieno centro. Per tutto lo scorso anno la preside ha scritto e telefonato alla Provincia per denunciare «la cronica mancanza di arredi scolastici» ma, racconta, «ogni volta ci è stato risposto che le sedie sarebbero state consegnate a giorni». Invece, niente.

Fino a oggi al Bertarelli, che ha 750 iscritti di cui oltre metà stranieri, i ragazzi hanno sopperito alla mancanza di sedie trasferendo quelle disponibili da un’aula all’altra durante il cambio dell’ora. Quando uno studente era assente, la sua seggiola veniva “prestata” alla classe di fianco, spesso assieme al banco, visto che anche quelli scarseggiano. La prima e unica fornitura di arredi è stata fatta alla scuola nel 1965, l’anno di inaugurazione. In 45 anni molte sedie sono andate rotte e il numero degli studenti nel frattempo è aumentato.

Prima dell’estate la preside ha dato fondo alle casse della scuola, e assieme a un bidello ha acquistato in un grande magazzino cento sedie pieghevoli per 5 euro l’una. Ma non basta, ne mancano ancora altrettante. «Se la Provincia non provvede — dice la preside — dobbiamo darci da fare da soli. Ho chiesto ad altre scuole se hanno sedie da regalarci, anche un po’ malandate, e spero che quelle portate da casa dagli studenti saranno solo una soluzione provvisoria».

Anna, iscritta in quarta al corso in Turismo, all’idea di doversi presentare a lezione con la sua sedia non si scompone. «Ci avevamo già pensato noi ragazzi — dice — ora che è la preside a chiederlo, siamo felici». Paolo, 17 anni, in terza Commerciale, è meno entusiasta: «È meglio portarsi la propria sedia una volta e per tutte piuttosto che doversi sedere sul banco, come mi è successo di fare troppe volte. Ma è scandaloso che le istituzioni non facciano il loro dovere». Stanca di mandare invano mail e fax alla Provincia, la preside si è attrezzata per “fare da sé” anche la tinteggiatura delle pareti: ha comprato le vernici con i fondi dell’istituto e ha poi affidato l’incarico ai bidelli, che da giorni dipingono aule e corridoi in attesa dell’inizio delle lezioni.

Mesi fa ha fatto installare nell’atrio uno schermo al plasma su cui presto saranno trasmesse clip pubblicitarie, «solo di aziende che abbiano a che fare con il turismo», per raccogliere qualche migliaio di euro necessario alla manutenzione. «Grazie a un bando della Regione — racconta la preside — abbiamo tre laboratori attrezzati con computer modernissimi, e da dicembre allestiremo una agenzia di viaggi “simulata” gestita dagli studenti e rivolta alle loro famiglie, spesso straniere. Ma dal soffitto dell’aula ancora pendono pericolosi cavi elettrici».