E' polemica sulla “scuola di guerra”.
Gelmini: «Si vuole distorcere il progetto». I Radicali: per Il Messaggero, 24.9.2010 ROMA (24 settembre) - A scuola con l'elmetto? Ben altre sono le priorità secondo i pedagogisti, che avvertono: la scuola non può prestarsi a esperimenti che non appaiono ispirati ai valori del dialogo come strumento di soluzione dei conflitti. Il direttivo della Sird, la Società italiana di ricerca didattica, che raccoglie i docenti universitari dei settori della didattica e della ricerca educativa, riunito in occasione del Seminario nazionale sulla ricerca nelle Scuole di dottorato, condanna il progetto «Allenati per la vita», l'iniziativa della direzione scolastica regionale della Lombardia, con il sostegno dei ministeri dell'Istruzione e della Difesa, finalizzata ad allenare gli studenti familiarizzandoli all'uso delle armi. Un progetto contestato dall'opposizione che l'ha ribattezzato "scuola di guerra". «Altre sono le priorità che emergono dalla ricerca educativa sulla scuola a partire dai livelli di competenza raggiunti dai nostri studenti, ai tassi di abbandono e di dispersione, ai problemi di integrazione e di bullismo, alla educazione alla cittadinanza, ai diritti umani e alla solidarietà e alla legalità. Per queste priorità assistiamo invece a una costante riduzione di risorse umane e finanziarie», dicono i pedagogisti della Sird. «La scuola è un ambiente di importanza fondamentale e non può prestarsi a iniziative e esperimenti condotti senza un retroterra consolidato di competenze e di ricerca e che non appaiano ispirati dalle priorità e dai principi valoriali della Costituzione che propone il dialogo come strumento di soluzione dei conflitti». Contro il protocollo «Allenati alla vita» si è espresso oggi anche Savino Pezzotta. Secondo il coordinatore regionale dell'Unione di Centro in Lombardia: «Allenati alla vita deve essere subito sospeso e il governatore lombardo, Roberto Formigoni, prenda una posizione chiara su questa vicenda». Afferma Pezzotta in una nota: «Dopo Adro un altro vulnus verso la scuola in Lombardia, proprio nel momento in cui abbiamo bisogno di un'istruzione che dia strumenti conoscitivi adeguati alla complessità dei tempi che viviamo e che educhi alla solidarietà e all'amicizia». Per l'ex sindacalista, «la scuola dovrebbe essere il luogo privilegiato di educazione alla pace, alla non violenza e all'amicizia, non all'uso delle armi e mi preoccupa constatare che nella cultura e nel pensiero di certi ministri vi siano ancora cromosomi che richiamano a tempi della patria». Conclude l'esponente centrista: «Ai ragazzi occorre far conoscere i principi che regolano le nostre forze armate, che sono di difesa e non offensivi e magari far scoprire loro l'opportunità del servizio civile, ma questo è pretendere troppo da un governo che ha ridotto le risorse». Il ministero dell'Istruzione intanto ha rigettato, con una nota, le critiche piovute sul progetto: «Le polemiche nate dopo la firma del protocollo Allenati per la vita sono assolutamente infondate e finalizzate solo alla distorsione del progetto». Il protocollo, ricorda viale Trastevere, «non è stato firmato dai ministri Gelmini e La Russa, come erroneamente riportato da alcuni giornali. I ministri sono stati semplicemente invitati a partecipare ma non erano presenti né alla firma né alla cerimonia. L'attività, nata in maniera sperimentale cinque anni fa, è stata ufficializzata con il primo protocollo nel settembre 2007, sotto il governo di centrosinistra». Non c'è alcuna «polemica ridicola sulla esercitazioni militari a scuola». È quanto replica al Miur il senatore radicale Marco Perduca, che presentato un'interrogazione per chiedere, tra l'altro, ai ministeri Istruzione e Difesa di spiegare «il perchè si usi la divisa e di rendere noti i costi» dell'iniziativa «allenati alla vita», siglata in Lombardia dal Comando regionale militare e dall'Ufficio scolastico. «Il fatto che i ministri non fossero presenti all'effettivo lancio dell'iniziativa non ne diminuisce il ruolo. Visto però - è detto in una nota - che le attività vengono svolte in divisa militare, abbigliamento non strettamente necessario nè per il tiro con l'arco, nè per quello con la carabina ad aria compressa nè tantomeno per conoscere, approfondire o praticare la conoscenza della Costituzione o proteggere e promuovere i diritti di cittadinanza, e tenuto presente che i corsi verranno tenuti da personale dell'Esercito in congedo e che necessiteranno di attrezzature non in dotazione ai plessi scolastici e che le stesse dovranno essere svolte, come si evince sempre dal summenzionato opuscolo, in luoghi debitamente attrezzati con la Senatrice Poretti abbiamo presentato un'interrogazione parlamentare che chiede: 1) la lista aggiornata dei complessi scolastici che aderiscono al programma; 2) quanti siano gli studenti che hanno deciso di partecipare; 3) quali siano in criteri di selezione; 4) quanti siano a oggi gli istruttori militari in congedo coinvolti; 5) che tipo di rimborso spese venga loro corrisposto; 6) a quanto ammontino i costi generali dell'iniziativa». Nella nota del ministero c'è anche una descrizione del progetto: «È un' attività sportiva complessa e articolata che ha come primo obiettivo la conoscenza di se stessi, la capacità di lavorare in gruppo e di cooperare e l'acquisizione di competenze nei settori della protezione civile e del soccorso. Non è affatto finalizzata all'esaltazione della cultura militare, come riportano alcuni organi della stampa. Alla firma del protocollo infatti, erano presenti enti come la Croce Rossa e Associazioni di volontariato a vario livello, che poi parteciperanno alla realizzazione delle attività. «Uno degli aspetti del progetto, e non il più importante, sono le prove di tiro con l'arco e con la carabina ad aria compressa. Non sono attività paragonabili a tecniche militari, bensì sono le stesse che si svolgono a livello olimpionico. Sono dunque da respingere tutte le interpretazioni finora avanzate, dettate solo dalla volontà di infangare un'iniziativa a cui aderiscono esclusivamente ragazzi e ragazze volontari, nell'ambito dell'insegnamento di Cittadinanza e Costituzione». |