Il Dirigente scolastico può esimersi
dal presiedere il Collegio dei docenti?

Tecla Squillaci AetnaNet 29.9.2010

Il Dirigente scolastico può esimersi dal presiedere il Collegio dei docenti? La risposta è ovviamente no.

Tutti gli organi collegiali della nostra democrazia con facoltà decisionali, infatti, dal Parlamento all’assemblea di condominio , devono essere presieduti da un “primus inter pares” che li coordina e ne garantisca la regolarità. Non solo, ma in mancanza del dirigente il collegio è imperfetto e quindi non valido.

Il Dirigente, infatti, può delegare al Vicario solo in caso di sua assenza o impedimento; va da sé che debba trattarsi di una sua assenza formalmente accertata e debitamente comunicata all’organo gerarchico superiore, altrimenti, anche il dirigente, come tutti, potrebbe  rispondere di “assenza ingiustificata” dal servizio.

 Del resto, rientra nelle facoltà dirigenziali spostare la data del collegio in caso di impedimento non improvviso (  (o anche improvviso che che può capitare una tantum e non di più..) dandone un congruo preavviso.

Situazione, invece, del tutto assurda, paradossale, da iscrivere al registro dei guinness dei primati ( al negativo) o nel registro delle indagini di qualche zelante  magistrato ( a seconda dei casi) sarebbe, ipoteticamente, se un dirigente delegasse al vicario di presiedere il collegio mentre egli stesso si aggira per l’istituto, magari interviene in prodigiose e rapide apparizioni ma non presiede, non coordina, insomma, non fa il proprio dovere. A che titolo dovrebbe infatti intervenire se egli fosse di fatto assente? E come si dovrebbe verbalizzare un suo intervento dal momento che ha delegato il suo incarico di presiedere il collegio al vicario?  Vicario, infatti, nella nostra buona lingua italiana, significa “ chi sostituisce” e di certo non si può sostituire chi è vivo e vegeto  o  non ancora asceso verso altri mondi di eterna beatitudine, e , in definitiva, per nulla impedito se non forse da una propria oziosa negligenza, ad adempiere al proprio dovere.

L’art. 7 comma 1 del T.U, infatti, stabilisce che il dirigente debbe presiedere il collegio e non ammette la sistematica delega al vicario ( se non nei casi di assenza dal servizio o concreto impedimento), bensì la sua presenza per tutta la durata dell’assemblea,in seduta stabile, dall’inizio alla fine, pena l’invalidità del collegio stesso. E questo vale  per i collegi plenari e non.

Ci dispiace dire che i collegi dei docenti in autogestione non sono contemplati da nessuna normativa , sebbene, forse, qualcuno se li sogni la notte… cosi come nelle assemblee di condominio , per fare un esempio più prosaico ma che rende bene l’idea, il ruolo dell’amministratore è solo quello di controllare la validità e di ratificare le decisioni dell’assemblea, non certo quello di imporre le proprie decisioni, eppure il suo ruolo è imprescindibile, giuridicamente, per la validità delle delibere prese...

Ben altra cosa è per quanto riguarda i Consigli di classe. In questi ultimi, il dirigente può delegare anche sistematicamente  ad altri di presiedere gli stessi. In questo caso, per coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, è auspicabile che non ci fossero tardive ed improduttive rimostranze verso le decisioni del consiglio di classe: se delego vuol dire che  ritengo un organo autonomo, oppure… che non mi interessa granchè ciò che si decide ed in tutti i casi, per coerenza, dignità e stima di sé ( e degli altri) meglio tacere.

Vorremmo aggiungere un’ultima riflessione.

Il dirigente, come chiunque espleti una funzione pubblica, grande o piccola non importa, è soprattutto servitore dello Stato. Per quanto possa essere investito di poteri sempre maggiori è e resta comunque un funzionario dello Stato, non è giornalista free lance né libero professionista, sebbene anche questi ultimi  abbiano dei doveri verso i loro clienti. E sarebbe oppurtuno quindi che allo Stato debba rendere conto del proprio operato lasciando da parte logiche politiche, di parte, “suggerimenti” dai propri dirigenti sindacali, con i quali si è forse legati da affetto o debiti di gratitudine, magari su come formare le classi o sul formare cattedre di 19, 20, 22 ore o più… solo per compiacere il capriccio di qualcuno, o su altre, s’intende ipotetiche,   infelici eventualità.

Non occorre essere dotati di particolari poteri di psicometria ( sebbene rarissimi ma non del tutto impossibili!)o di un holmesiano spirito investigativo per capire, infatti, che in tutti questi casi si servano ben altri “padroni” che non quello unico che è il servizio alla collettività.

Stairwayto_heaven@libero.it