Il bambino dis-integrato

da TuttoscuolaNews N. 456 27.9.2010

Nel Nord il Pdl sente molto la concorrenza della Lega, e talvolta la insegue sul suo terreno. O addirittura la supera, come sembra che sia accaduto in Piemonte, dove Giuseppe Pellegrino, assessore Pdl all’Istruzione di Chieri, grosso Comune in provincia di Torino, ha pubblicamente affermato che i disabili a scuola “non imparano e disturbano. Meglio per tutti una comunità, dove mandarli seguiti da personale specializzato”.

Lo ha detto - secondo quanto riportato la scorsa settimana dal quotidiano torinese La Stampa - nel corso di un Consiglio comunale aperto, spiegando che “ci sono ragazzi, qui da noi, che passano la mattina a dare calci e pugni ad un muro e non imparano nulla”, e che neppure gli insegnanti di sostegno riescono a gestire. “Questi ragazzi con l’istruzione non hanno nulla a che fare”, avrebbe concluso sbrigativamente l’assessore, forse non consapevole della portata delle sue parole, che rimettono in discussione il ‘modello italiano’ di integrazione dei disabili, considerato a livello internazionale il più avanzato sul piano della formazione, socializzazione e inclusione sociale dei disabili, come illustrato approfonditamente nel “Dossier sulla disabilità nella scuola” scaricabile gratuitamente da tuttoscuola.com.

Parole giustamente considerate “gravissime” dalla senatrice del Partito democratico Mariangela Bastico e dall'assessore all'Istruzione del Piemonte Alberto Cirio, e che Pellegrino ha successivamente ritrattato (“sarei stupido e cattivo a pensarla così”), ma che purtroppo sono in qualche caso condivise dalle famiglie, soprattutto nei casi più difficili di bambini dal comportamento particolarmente aggressivo.

Ora questo esponente locale solleva in modo sbagliato e indiscriminato un problema reale. In Italia nella generalità dei casi, compresi quasi tutti quelli di handicap psichico, l’integrazione ha avuto e ha successo, soprattutto quando i docenti disciplinari collaborano strettamente con l’insegnante di sostegno. In alcuni casi (forse quello di Chieri è tra questi) tutto ciò non basta, perché la scuola con le limitate risorse di cui dispone non è in grado da sola di garantire un’offerta formativa che indistintamente possa adattarsi a qualsiasi situazione.

Sarebbe sbagliato non affrontare adeguatamente questi casi, nei quali il ‘normale’ modello di integrazione non funziona. Ma certo la soluzione della dis-integrazione di questi alunni sarebbe la peggiore, perché significherebbe riconoscere di aver perso la battaglia prima ancora di averla combattuta. I disabili ‘gravi’ meritano più attenzione e impegno, non meno.