La dedizione quotidiana di tanti docenti

Il cuore oltre la cattedra

Nonostante le condizioni difficili e il rapporto sempre più complesso e complicato con i genitori ci sono tante persone che continuano a dare lezioni importanti, lavorando con passione nella scuola

Chiara Saraceno la Repubblica 9.9.2010

Collocati sulla prima linea dei mutamenti familiari, culturali, sociali, gli insegnanti hanno sperimentato negli ultimi trent´anni un progressivo processo di declassamento: sul piano della remunerazione e su quello del prestigio sociale, accompagnato da una carenza di investimenti nella loro formazione. Quest´ultima negli ultimi anni è stata oggetto di riforme successive che si sono limitate a vanificare quelle precedenti e senza seguito sul piano del reclutamento. Quanto all´aggiornamento, quando non rappresenta un semplice strumento per aumentare il proprio punteggio a fini di carriera o mobilità, è per lo più a carico degli insegnanti e dei loro modesti stipendi. E non vi è nessun riconoscimento del lavoro, oltre che delle competenze, aggiuntivo richiesto dall´insegnamento nelle situazioni più problematiche. Tutto è affidato all´impegno individuale dell´insegnante, per altro spesso costretto, insieme ai suoi allievi, a lavorare in situazioni, anche ambientali, indecorose: scuole fatiscenti e insicure, aule cui mancano talvolta anche gli arredi essenziali, laboratori, ed oggi anche aule, sovraffollati, dotazione ridicola.

Non può stupire che i primi ad accorgersi di questo declassamento sono proprio gli studenti. La mancanza di rispetto che molti docenti lamentano non deriva solo dalla loro incapacità a farsi valere come autorevoli in forza della propria competenza sia disciplinare che relazionale. Deriva innanzitutto dalla immagine sociale del loro lavoro che viene restituita dal modo in cui sono trattati loro e la loro professione, dalla scarsità degli attrezzi – culturali e materiali – di cui vengono forniti per il loro mestiere. Senza che per altro siano sempre capaci, come individui e come organizzazioni, di reagire in un modo che vada al di là delle pur importanti rivendicazioni stipendiali o della difesa di diritti acquisiti. Le responsabilità sono molte e non solo recenti. Sembra che un insegnante sia destinato ad essere vuoi un eroe, che tutti i giorni scende nell´arena a fronteggiare una torma di sadici o di indifferenti, da cui difendersi e contemporaneamente sedurre, coinvolgere, oppure un impiegato della lezione, che fa le sue ore, cercando di attraversare la giornata e l´anno senza incidenti, giocando al ribasso per non esporsi a reazioni – degli allievi, ma anche dei genitori. Perché la, per altro giusta, caduta dal piedistallo dell´insegnante-Dio, le cui decisioni erano insindacabili e il potere sulla classe assoluto, è seguita non solo la legittima possibilità di argomentare le proprie ragioni, ma anche la squalifica tout court delle decisioni dell´insegnante se queste non piacciono agli allievi che ne sono oggetto e/o ai loro genitori. Come se la scuola fosse diventata il terreno di rapporti di forza, ove al sadismo e alla prepotenza di qualche insegnante si contrappongono quello degli studenti a volte spalleggiati dai genitori, dove la comunicazione è difficile e la fiducia reciproca scarsa.

Certo, la situazione media non è così drammatica, soprattutto per merito dei molti insegnanti che si arrabattano a far quadrare tutto e suppliscono a ciò che manca con la loro passione. Ma l´eroismo e l´altruismo degli insegnanti non possono essere la risorsa principale su cui conta una società per la formazione dei propri figli, tanto più se ogni giorno si impegna a squalificare e rendere difficile il lavoro alle stesse persone da cui si aspetta dedizione, competenza e, appunto, altruismo.