L’aria che si respira nelle classi? di A.G. La Tecnica della Scuola, 14.9.2010 Il dato emerge dallo studio pilota europeo Hese (Effetti dell'ambiente scolastico sulla salute), pubblicato sull'European Respiratory Journal, al quale ha partecipato l'Istituto di fisiologia clinica del Centro nazionale ricerche (Ifc-Cnr) e che ha riguardato diversi istituti: in due su tre è troppo alto il livello di polveri e di anidride carbonica. Dopo la Danimarca siamo i peggiori. L’aria che si respira nelle aule e nei corridoi delle scuole europee sarebbe tutt’altre che salutare: il livello di polveri ed anidride carbonica risulta decisamene sopra la soglia tollerabile. Soprattutto in Danimarca, dove in due aule su tre sono presenti livelli di PM10 e di CO2 - entrambi indicatori della qualità dell'aria - superiori ai limiti consigliati. Ma subito dopo, purtroppo, ad avere una qualità più scarsa di aria c’è il nostro Paese, l’Italia, quasi appaiato alla Francia. I poco rassicuranti dati – che verranno presentati al 20° Congresso ERS-European Respiratory Society che si terrà a Barcellona dal 18 al 22 settembre - emergono dallo studio pilota europeo Hese (Effetti dell'ambiente scolastico sulla salute), pubblicato sull'European Respiratory Journal, al quale ha partecipato l'Istituto di fisiologia clinica del Centro nazionale ricerche (Ifc-Cnr). Lo studio, coordinato da Piersante Sestini dell'Università di Siena, è stato condotto su un campione di scuole di Siena, Udine, Aarhus (Danimarca), Reims (Francia), Oslo (Norvegia) e Uppsala (Svezia) frequentate da più di 600 alunni con età media di 10 anni. Ebbene, al termine delle rilevazioni è emerso che quanto alle PM10 - polveri respirabili con diametro fino a dieci micron - il livello massimo stabilito dall'Epa (Environmental Protection Agency) per le esposizioni a lungo termine - fissato a 50 microgrammi/metro cubo - risulta superato nel 78% delle aule monitorate (Danimarca al primo posto, con 170 mg/m³, seguita dall'Italia con 150 mg/m3). Per quale che riguarda la concentrazione di anidride carbonica, il valore standard suggerito dall'Ashrae (American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers), per le esposizioni a lungo termine viene superato nel 66% delle aule europee con Italia, Francia e Danimarca ai primi posti. "Le concentrazioni di PM10 e CO2 – ha commentato Marzia Simoni dell'Istituto di fisiologia clinica dell'Ifc-Cnr di Pisa, prima autrice dello studio - risultano correlate: all'aumentare di un inquinante corrisponde un aumento dell'altro". Un pericoloso andamento su cui l’Ue farebbe bene a fare attenzione, ponendo i dovuti accorgimenti (con relative sanzioni) nei confronti dei Paesi meno attenti all’aria dei suoi cittadini. |