La Gelmini e i precari: 14mila assunti subito.
«Superare la logica
degli scatti di anzianità: non sono Il Messaggero, 10.9.2010 ROMA (10 settembre) - Il ministro Gelmini ha analizzato stamane, durante la conferenza a Palazzo Chigi per presentare il nuovo regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti, la situazione dei lavoratori del campo dell'istruzione arrivando a fare stime di breve e di lungo termine. «È difficile fare previsioni esatte, ma secondo stime del ministero nei prossimi anni ci saranno tanti prepensionamenti e dunque nell'arco di sei, sette anni, c'è la ragionevole certezza che gli attuali 220mila precari potranno essere assorbiti dal sistema di istruzione. Questo agevolerà la condizione dei nuovi insegnanti che si formeranno con il nuovo sistema», aggiungendo che dal 2011 le nuove lauree partiranno in base a un sistema di programmazione del fabbisogno. Quest'anno a 14mila persone verrà trovato lavoro. Secondo il ministro dell'Istruzione almeno 14mila precari quest'anno potranno lavorare. «Nel 2009 i tagli effettuali nella scuola ammontavano a 42mila unità ma con 30mila pensionamenti sono scesi in realtà a 12mila. Quest'anno il taglio previsto era di 25mila posti ma sono scesi a 2mila considerando le uscite per pensione. Dunque in totale si tratta 14mila persone senza posto. Oltre al cosiddetto decreto salva-precari stiamo siglando accordi con le singole regioni e abbiamo motivo di credere - ha assicurato - che a queste 14mila persone verrà trovato un lavoro». Tirocinio e inglese per i nuovi insegnanti. Un tirocinio da svolgere in classe, un numero di insegnanti deciso in base al fabbisogno, una migliore conoscenza dell'inglese: sono alcune delle novità introdotte dal regolamento sulla formazione iniziale dei docenti che, con la firma del ministro Gelmini, è da oggi operativo. «L'obiettivo principale è quello di evitare l'insorgere di nuovo precariato». Il passaggio successivo, ha annunciato il ministro, sarà il regolamento sul reclutamento e nel frattempo è al lavoro una commissione sulla valutazione. Le vecchie Ssis (le scuole per la preparazione all'insegnamento) bloccate oltre un anno fa, saranno sostituite da un percorso di lauree magistrali specifiche e da un anno di tirocinio progettato insieme da scuole e università. Per insegnare nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria sarà necessaria una laurea quinquennale, a numero programmato con prova di accesso, che consentirà di conseguire l'abilitazione per la scuola primaria e dell'infanzia. Oltre a un periodo di tirocinio a scuola è previsto un percorso laboratoriale per la lingua inglese e le nuove tecnologie. Viene data poi particolare attenzione al problema degli alunni con disabilità, prevedendo che in tutti i percorsi ci siano insegnamenti in grado di consentire al docente di avere una preparazione di base sui bisogni speciali. Per insegnare nella scuola media e superiore servirà una laurea magistrale ad hoc completata da un anno di Tirocinio formativo attivo. È prevista una rigorosa selezione per l'ingresso alla laurea magistrale a numero programmato basato sulle necessità del sistema nazionale di istruzione. L'anno di tirocinio contempla 475 ore a scuola (di cui almeno 75 dedicate alla disabilità) sotto la guida di un insegnante tutor. Viene naturalmente previsto un regime transitorio: tutti i vecchi laureati potranno conseguire l'abilitazione per la secondaria di primo e secondo grado accedendo, dietro il superamento delle prove di accesso (test preselettivo, esami scritti e orali), all'anno di Tirocinio formativo attivo a numero programmato, che potrà essere attivato da questo anno accademico. Bisogna superare scatti d'anzianità. «Bisogna superare gli scatti di anzianita che è una cosa di cui non andare orgogliosi, non è da Paese civile l'avanzamento in base al tempo e non al merito - ha detto la Gelmini - dovremo valutare insieme se farlo per via contrattuale o legislativa, scegliendo la via meno conflittuale, ma il sistema degli scatti, che oggi la manovra ha bloccato, va superato. Quel che serve è la valorizzazione della professionalità degli insegnanti. Del resto lo chiede la stessa categoria: secondo sondaggi il 70% dei professori chiede di essere valutato e premiato in base ai risultati». |