In arrivo l’altra riforma del Pd di A.G. La Tecnica della Scuola, 26.9.2010 La proposta sta scaturendo dalla due giorni di lavori in corso a Roma, a Palazzo Rospigliosi: tra le proposte spicca quella di tenere aperte le scuole “tutto il giorno e tutto l'anno per farle diventare il cuore pulsante delle comunità locali”. Intanto Gelmini difende il suo operato: porterà il 30% in più di risorse da investire. Ma non convince i precari, riuniti per decidere sulle prossime contestazioni. Investimento in educazione di qualità 0-6 anni, il tempo pieno e il modulo a 30 ore con le compresenze nella primaria, gioielli di famiglia del sistema scolastico italiano; necessità di innovare profondamente la scuola media e superiore, partendo dalle buone pratiche didattiche sperimentate nelle scuole autonome, per combattere la dispersione scolastica e alzare i livelli di apprendimento degli studenti; scuole aperte tutto il giorno e tutto l'anno per far diventare la scuola il cuore pulsante delle comunità locali; un sistema di valutazione che aiuti le scuole a crescere e migliorare i livelli di apprendimento degli studenti e sappia valorizzare i diversi percorsi di carriera degli insegnanti che si potranno realizzare all'interno della scuola autonoma. E’ questa la proposta che il Partito democratico sta discutendo a Roma, a Palazzo Rospigliosi, nella due giorni di lavori – 25 e 26 settembre - per il primo Forum sulla pubblica istruzione. Circa 300 fra insegnanti, esperti, sindacalisti, rappresentanti delle associazioni di settore, divisi in quattro gruppi di lavoro hanno iniziato le attività subito dopo le relazioni introduttive di Giovanni Bachelet, presidente del Forum Istruzione del Pd, e Francesca Puglisi. "Se Gelmini – ha detto la responsabile Scuola della segreteria del Pd - dopo aver licenziato 132 mila fra insegnanti e collaboratori, si diverte con l'educazione militare insieme al ministro La Russa, il Pd è al lavoro per preparare la scuola pubblica aperta e di qualità di cui l'Italia ha bisogno per tornare a crescere". Sarà da questo "percorso partecipato", dopo la prima Festa Scuola di Bologna che ha dato avvio al confronto, che nascerà la proposta complessiva che sarà presentata e discussa nell'assemblea nazionale del Pd, in programma a Varese i prossimi 8 e 9 ottobre. Alla due giorni non dovrebbe partecipare il segretario, Pier Luigi Bersani, che però ha dato il suo pieno assenso all’iniziativa attraverso un articolo pubblicato su un quotidiano nazionale: "Ci hanno raccontato – ha scritto il leader democratico - che i tagli alla scuola sono necessari: non è vero. Non è un problema di soldi ma di scelte politiche. Le risorse possono essere recuperate dall'evasione fiscale e se il Governo mettesse a gara le frequenze liberate dal digitale terrestre, incasseremmo risorse che, nell'emergenza, potrebbero essere investite nella scuola, nella conoscenza, nel sapere". Intanto, però, il ministro Gelmini torna a difendere la propria riforma della scuola sottolineando che "grazie ai tagli e ai risparmi - ha dichiarato la Gelmini nel suo intervento alla seconda festa nazionale della Libertà a Milano - avremo il 30% in più di risorse da investire: circa un miliardo di euro l'anno nella qualità del nostro sistema scolastico e nel sostegno alle famiglie che hanno problemi a mantenere i figli all'Università". Non la pensa allo stesso modo Gabor Gombos, difensore dei diritti umani per la Fondazione Robert F. Kennedy, che durante un convegno al Festival della Salute a Viareggio ha detto che i tagli del Governo alla spesa scolastica potrebbero avere delle conseguenze negative sulla salute mentale dei nostri bambini: "non serve essere un profeta per dirlo – ha detto Gombos, che vissuto sulla sua pelle l'internamento in ospedali psichiatrici del suo paese, l'Ungheria, per quattro volte consecutive tra il 1977 e il 1990 - è necessario migliorare l'educazione, in ogni senso e a ogni livello, e far sì che diventi un'educazione ai diritti umani. Solo così possiamo costruire una società davvero inclusiva". Le proteste contro tagli e riforme, intanto, non si placano: il 25 settembre l'assemblea nazionale dei lavoratori precari indetta dall'Unione sindacale di base ha deciso di dare vita ad un coordinamento nazionale Usb dei precari di scuola, università e ricerca: l’obiettivo è dare "continuità alle esperienze di lotta e promuova le prossime iniziative", a partire dall'assemblea cittadina contro la precarietà indetta a Roma per il prossimo 7 ottobre. La mattina del 26 settembre, sempre a Roma (all’interno dell’ex teatro Volturno), il presidio dei precari di Piazza Montecitorio ha indetto un’assemblea nazionale unitaria con all’ordine del giorno “Piattaforma di lotta” e “Scadenze e forme di mobilitazione”. L’impressione è che la stagione autunnale delle proteste stia veramente entrando nel vivo. |