DOCUMENTO

"Piccole violenze, insulti e derisioni
nel 55% delle classi"

I dati della ricerca su 645 studenti di prima media

Maria Teresa Martinengo La Stampa, 27.9.2010

TORINO
Che cosa dicono i ragazzi rispetto alla violenza nella loro scuola? Che cosa fanno e vedono (da vittima, aggressore, spettatore) rispetto al bullismo? A queste due macro-domande offre risposte la ricerca condotta su 645 ragazze e ragazzi di prima media di 7 scuole torinesi di vari quartieri. Lo studio - che rivela un alto livello di aggressività, ma non di bullismo conclamato - è inserito nel libro «Ti ascolto. Emozioni a scuola - Un itinerario di formazione per affrontare i temi della conflittualità», a cura di Filippo Furioso, dirigente scolastico, Bartolomea Granieri, psicologa, Alessandro Scanavino, coordinatore del progetto «Provaci ancora, Sam».

Alla domanda «Dentro la scuola alcuni trattano male qualche compagno/a?» il 42% dei maschi e il 45% delle femmine (due le risposte a disposizione) ammette «prese in giro», «parolacce» (32% e 35%), «insulti» (22% e 19%), «scherzi» (16% e 20%), «battute pesanti» (14% e 16%), «minacce» (13% e 11%). «Comunque si leggano le risposte - osserva Furioso - è evidente che nelle scuole coinvolte sono numerosi gli episodi in cui qualcuno tratta male qualcun altro». All’ordine del giorno è anche l’esclusione dal gruppo (55%). Ma il «far male» può diventare anche fisico, senza grandi differenze tra ragazze e ragazzi: di spintoni parla il 37% degli intervistati, di calci il 27%, di schiaffi il 20%. Ma l’aggressività verso i compagni si manifesta pure rubando, nascondendo o rovinando le loro cose: lo dicono il 61% dei ragazzi e il 50% delle ragazze, gli stessi che ammettono che tutto quanto detto fin qui avviene anche nella propria classe. «La prevalenza dei sì - spiega Furioso - è sempre nettissima, soprattutto nelle risposte dei maschi, a dimostrazione di un clima complessivo in cui “circola violenza”».

Gli studenti sono poi stati invitati a precisare se negli ultimi 30 giorni avevano subito prepotenze. Il 22% ha ammesso «insulti», il 20% «dispetti», il 17% «prese in giro» (per il colore della pelle, la famiglia, l’aspetto fisico, i risultati a scuola, nello sport), «isolamento» (12%). Alla domanda «Nel caso ti siano successe alcune di queste cose, chi se la prende con te?» le risposte indicano che i bulli sono più frequentemente maschi, della stessa classe della vittima e che agiscono per lo più da soli. Le prevaricazioni - più risposte possibili - avvengono «a scuola o in cortile durante l’intervallo» (29%), «in classe al cambio dell’ora» (22%). Ma anche a mensa, in bagno e a lezione (15% di sì per opzione).

Chi fa il prepotente, nonostante l’anonimato, ammette per lo più di «fare dei dispetti» (17% maschi e 8% femmine), «escludere» (12%), «dire bugie» (15% maschi, 9% femmine), «prendere in giro» (13% e 8%), «picchiare, dare spintoni» (12% e 5%). E gli spettatori della prevaricazione? La solidarietà scarseggia. Il 31% dice che chi assiste «lascia solo il prepotente», il 28% «difende chi subisce», ma ben il 30% «ride e si diverte», il 28% «fa finta di niente». Interrogati sul «proprio atteggiamento», il 39% dice di intervenire in difesa del debole, il 26% lo fa se la vittima è un amico. «Ma coloro che non vedono o non intervengono assommano al 45% del totale», dice Furioso. Che conclude: «Sembrerebbe che nelle scuole coinvolte nella ricerca, mentre si rileva una generalizzata presenza di comportamenti di tipo aggressivo tra coetanei, non siano presenti fenomeni di vero e proprio bullismo. Il bullismo, infatti, è caratterizzato da asimmetria di potere tra aggressore e vittima, da reiterazione e intenzionalità. Elementi che, se presenti, avrebbero dovuto creare veri e propri picchi in alcune risposte».

«Ti ascolto. Emozioni a scuola» viene presentato alle 14,30 nella sala conferenze di piazza Bernini 5 in un seminario a cui partecipano Stefano Gallarato, presidente Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, l’assessore alle Risorse Educative del Comune Beppe Borgogno, Marco Rossi Doria, maestro di strada, saggista e formatore. Il testo presenta un itinerario fatto con alcuni operatori coinvolti nel progetto «Provaci ancora, Sam» (sostenuto da Comune e Ufficio Pio). Il gruppo ha cercato di analizzare possibili strade per contenere le forme di aggressività incontrollata che spesso portano i ragazzi a forme di bullismo e ha aperto uno spazio di ascolto delle emozioni vissute da alunni e docenti.