Lettera a TUTTI gli Italiani da I docenti scapigliati, 26.9.2010
Carissime/i, Sentiamo crescere un sentimento che ci mette l’uno contro l’altro, e questo non ci piace, ci mette paura. Noi abbiamo un grande sogno, far diventare nuovamente GRANDE il nostro Paese. Noi crediamo che il lavoro, la cultura e l’istruzione siano la base della civiltà, per questo siamo molto rattristati dal modo in cui si sta trattando la Scuola Pubblica. Sappiamo che c’è una crisi spaventosa, che è necessario fare dei tagli e che l’Italia ha un debito pubblico che farebbe venire le vertigini anche ad un bassotto. Sappiamo anche che la crisi non dipende soltanto dai Governi, ma da un sistema economico che ha trasformato il lusso in necessità. Però vi poniamo una domanda: è giusto tagliare così tanto le risorse per la Scuola Pubblica? Noi crediamo che sia profondamente sbagliato. I nostri figli hanno bisogno di un’offerta formativa vincente, non del taglio del tempo pieno. Hanno bisogno di classi meno affollate, di programmazioni più funzionali, di edifici sicuri, di scambi e interazioni con il mondo che li circonda. Noi vogliamo una Scuola Pubblica vincente, aperta a tutti, gratuita. Noi non vogliamo riempiere i nostri figli di sterili informazioni, vogliamo farli crescere in piena armonia, dando loro tutte le possibilità di sviluppo.
Noi li vogliamo far germogliare. Che Paese stiamo diventando? Perché tanto odio? Dov’è finita la voglia di vivere, di sorridere e di pensare al domani, che tutti ci invidiavano subito dopo il secondo dopoguerra? Se vogliamo far crescere questo Paese, se vogliamo crescere insieme, dobbiamo fare delle scelte INSIEME. La condivisione è il futuro di ogni Comunità. E con questo intendiamo dire che non siamo contro la mentalità aziendale, contro il liberismo, contro l’economia dei consumi. Tuttavia riteniamo, in tutta onestà, che l’istruzione di un bambino non debba subire alcun calcolo di natura economica. I giovani sono il Futuro dell’Italia, e la Scuola è il luogo in cui i giovani si incontrano, studiano, entrano in relazione, sorridono e diventano adulti responsabili. Scriviamo col cuore in mano, scriviamo sapendo che è difficile essere ascoltati. Noi siamo Professori e Maestri, e ci dispiace essere considerati dei “privilegiati” o dei fannulloni. Magari tra di noi ce ne saranno tanti, ma le generalizzazioni mortificano ingiustamente e non fanno fare un passo all’intelligenza di chi le dissemina. Noi amiamo il nostro lavoro, noi viviamo per i nostri alunni, attaccare la classe docente può far comodo a qualcuno, ma è un gesto indegno e privo di responsabilità. Carissimi Italiani che state leggendo questa lettera, noi vi proponiamo queste domande: 1) Perché stabilire un limite al numero degli insegnanti di sostegno, se i ragazzi che hanno bisogno di questo servizio stanno aumentando? Torniamo al problema di cui parlavamo prima: è giusto tagliare risorse all’integrazione dei bambini diversabili? Non c’è un limite, una morale, un “buon senso” quando si tratta di economia? 2) Perché il Ministero dell’Istruzione sostiene che è aumentato il “tempo pieno” quando di fatto è drasticamente diminuito ovunque, e in certe regioni del Sud non c’è praticamente mai stato? 3) Perché non assumere in ruolo i precari? Ci sono migliaia di docenti, applicati di segreteria e collaboratori scolastici che sopravvivono con contratti a tempo determinato da moltissimi anni. Alcuni hanno punteggi astronomici in graduatoria, e addirittura una carriera ventennale da supplente. È giusto continuare così? 4) Molti colleghi rischiano, per effetto della Riforma, di non lavorare più. Dopo anni e anni di contratti annuali, non avranno più la nomina. Ma in questo modo si perderà il prezioso contributo di lavoratori competenti e preparati. Dov’è la tanto sbandierata qualità se di fatto si tagliano i lavoratori più esperti? 5) Insegnare è difficile, ma in una classe con troppi alunni è impossibile. Perché risparmiare sulle spalle degli allievi, abbassando la qualità del servizio?
Vi ringraziamo per aver letto le nostre parole.
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