L'INTERVISTA
«Prof grasse? Le maestre non sono Miss
Ma rispettino le regole del buon decoro»
Dopo il caso di Bassano, il «decalogo» per gli
insegnanti
del provveditore regionale Carmela Palumbo
Massimiliano Melilli
Il Corriere del
Veneto, 16.9.2010
VENEZIA — In una società che
cataloga tutto e seleziona tutti, dovrebbe comunque far riflettere
il caso a Bassano del Grappa di una maestra precaria «invitata a
dimagrire » dalla preside se vuole ottenere l’incarico. La vicenda,
raccontata dal telegiornale Rai del Veneto con tanto d’intervista
alla diretta interessata, Domenica De Biase, irrompe nel bel mezzo
di un dibattito già rovente sulla riforma Gelmini, i tagli ai
precari e la rabbia di insegnanti che chiedono di lavorare. Carmela
Palumbo è la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale. A lei ci
siamo rivolti per fare luce sul caso.
Dottoressa Palumbo, può aiutarci a
ricostruire la vicenda di Bassano? «E’ mio dovere farlo.
C’è un abbaglio di fondo in questa storia: la maestra non è stata
esclusa dall’incarico per il suo peso o l’aspetto fisico. La maestra
precaria (Domenica De Biase ndr) ha avuto un colloquio preliminare
con la preside, una sorta di conoscenza reciproca, situazione tipica
in tali circostante. Maestra e preside si sono incontrate e hanno
parlato. Ora, nessuno avrà mai in mano i virgolettati sul contenuto
del colloquio ma io devo stare ai fatti e a ciò che risulta
ufficialmente».
E i fatti cosa dicono? «Dicono
che alla fine del colloquio e penso dopo un minimo di riflessione da
parte della maestra, quest’ultima ha rifiutato l’incarico di dodici
ore che la preside le offriva. Dunque, non la preside che non offre
o discrimina un’insegnante ma la diretta interessata che rifiuta
un’offerta di lavoro per motivi suoi».
Dunque lei sostiene che a Bassano non ci
sia stata alcuna discriminazione. Mi spiego meglio: se una maestra
in attesa d’incarico pesa cinquanta o cento chili, oggi fa
differenza? «Assolutamente no. Il codice deontologico
allegato al contratto nazionale di lavoro del pubblico impiego, che
fino a prova contraria oggi fa testo, non prevede certo alcuna
discriminazione sul peso o sull’aspetto fisico dei lavoratori. Le
dirò di più».
Prego, ci dica. «Una cosa è
l’aspetto fisico, un’altra è il decoro. Guardi che il distinguo è di
fondamentale importanza. Per farla breve: non si può mica chiedere
alle insegnati in graduatoria che attendono un incarico di essere
miss Italia per lavorare. Quello che possiamo, anzi, dobbiamo
chiedere è il rispetto totale dei criteri di ammissibilità
al’incarico in questione».
Scusi, quali sarebbero questi criteri?
«Guardi, è molto semplice. Fanno parte di qualsiasi professione che
preveda un rapporto con il pubblico, nella fattispecie parliamo di
alunni. Dunque mi riferisco al decoro nel comportamento,
nell’abbigliamento, nello stile, nel linguaggio…».
Di riflesso, per capirci, fatti salvi i
criteri sul decoro che ci ha illustrato, essere sul limite
dell’anoressia o obesi, con piercing al naso o tatuaggi sul corpo,
tutto questo, non può rappresentare elemento di valutazione
negativa? «Assolutamente no. Ripeto, non conta l’aspetto
fisico ma le qualità morali e comportamentali di chi è chiamato a
svolgere questo delicato incarico. La scuola non può avere il
misurino dell’estetica sul personale didattico ma deve verificare
attitudini e atti di chi v’insegna. Noi dobbiamo stare soprattutto
dall’altra parte, dalle parte degli studenti e verificare ogni
giorno che l’utenza sia soddisfatta».
Allora a Bassano cosa è accaduto?
«Personalmente ho avviato subito un accertamento sui fatti,
ascoltando le ricostruzioni sull’accaduto. Io per mandato e per
deontologia professionale, devo attenermi ai contenuti di questa
attività di verifica, al risultato finale».
E quale sarebbe il risultato finale?
«Glielo ripeto, a Bassano non c’è stata alcuna discriminazione».