Università, Gelmini avverte: Il Messaggero, 19.10.2010 ROMA (19 ottobre) - Qualche ateneo in Italia potrebbe chiudere. Lo ha sottolineato il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. «Qualche università purtroppo - ha spiegato Gelmini intervenendo alla trasmissione Mattino Cinque - è in una situazione di dissesto finanziario. Non a caso la riforma prevede la fusione piuttosto che la federazione di atenei diversi come strumento per favorire una riprogrammazione dell'offerta formativa». Secondo il ministro non è importante avere tante università «sotto casa» ma centri di eccellenza legati anche al territorio e al mondo produttivo. «Un'università autoreferenziale - ha osservato- non serve ai giovani e non serve al Paese». Mariastella Gelmini ha quindi puntato l'indice contro «l'impostazione falsamente egualitaria del Sessantotto che ha portato a questa situazione». «Mi auguro che lo slittamento della riforma dell'università sia solo di un paio di mesi», ha poi aggiunto Gelmini, sottolineando che ci sono state difficoltà «legate alla sincronizzazione tra riforma e risorse, che sono indispensabili per il normale funzionamento degli atenei». «Ci sono preoccupazioni legittime - ha affermato il ministro - legate allo slittamento della riforma che mi auguro sia solo di un paio di mesi. Chi protesta - ha osservato il ministro - spesso ha gli occhi rivolti al passato. L'università invece ha bisogno di un profondo cambiamento, di un'impostazione nuova legata alla qualità e la riforma intercetta questa esigenza». «I precari sono un'eredità che acquisiamo dal passato, da politiche sbagliate», ha affermato poi il ministro dell'Istruzione. «Non sono tutti indispensabili - ha evidenziato il Ministro - purtroppo la capacità della scuola e dell'università di assorbire posti di lavoro è limitata e nel tempo la politica, per acquisire consenso facile, ha promesso posti di lavoro che in realtà erano posti di attesa nelle graduatorie». «Il governo Berlusconi si è occupato dei precari - ha quindi ribadito Gelmini - ha approvato delle soluzioni compatibili con le risorse che abbiamo a disposizione con il buon funzionamento dell'università e della scuola facendo anche accordi con le regioni. Credo che questo sia il tempo delle riforme, della serietà, della responsabilità e quindi bisogna avere il coraggio di dire no a conflitti e a contrapposizioni inutili». |