Gelmini ministro di Caporetto

A scuola ormai ci manca l'essenziale; non è la guerra, no, non sono i mitra, non le cartucce e manco i carri armati; manca la carta igienica, il gesso non si trova e le lavagne ormai son merce rara.

 di Giuseppe Aragno il manifesto, 30.10.2010

Si faceva la guerra così: mancavano gli elmetti e in prima linea contadini e operai, dietro sacchi di sabbia e filo spinato, portavano berretti di feltro a sghimbescio. Per i mortai degli Asburgo era gran festa e i cecchini andavano a nozze nell'aria appestata di sangue rappreso su marci brandelli di cuoio capelluto e materia celebrale schizzata via coi proiettili e le schegge. Dietro - riparata ma pronta - la polizia militare tirava addosso a chi, preso dal panico, tentava di darsela a gambe. Di 600mila morti sventurati, 100mila si contarono tra i prigionieri che il governo non volle mai aiutare: un prigioniero è sempre un disertore, urlavano i nazionalisti imboscati e gli eroi da operetta. Vigliacchi i soldati, eroi gli strateghi, quelli morivano al fronte come mosche e questi si preparavano a casa per la guerra futura. E l'intento era buono: chi faceva cannoni s'arricchiva e si poteva sperare di far soldi poi anche con gli elmetti. Prima o poi il generale ministro avrebbe capito che occorreva produrli...

Per lo più delle scuole non c'è ancora la guerra - di qua e di là da Adro ci sono scaramucce - ma ovunque senti ormai l'aria di scontro. Il ministro generale, che se ne sta al riparo e gioca a far la guerra coi fucili di latta e i soldatini di piombo, ti dice sprezzante sessantottino! - è proprio il massimo della vergogna - e licenzia docenti quanti più ne può, così risparmia i soldi per reggimenti amici: le scuole cattoliche, apostoliche e romane. In quanto al suo collega preferito - «aver compagno al duol scema la pena» - una figura di mezzo tra il furiere e l'usciere, lui se n'è fatto un vanto di battere la fiacca, ché tanto se ne sbatte, e se la prende poi coi fannulloni. Son tutte storie. Il campione dei campioni è lui, il genio che comanda, e n'è convinto: «Una scossa all'ambiente, ti sollevo il morale e tu ti batti meglio, sei un leone». Monumento all'imboscato, ché di rischiar la testa sua col feltro non ci pensa nemmeno, si limita a una guerra un poco sporca, ma il sangue non si vede - è guerra psicologica - e, se ci scappa il morto, c'è poco da fare, un successo gli pare: è un posto di lavoro per precari.

Si faceva la guerra così: con ottomilioni di baionette, morte di fame e freddo in grigioverde - «m'era compagno, / m'era compagno il pugnale, / il mio pugnale sol...» - contro i Katiuscia, le immacolate divise nemiche, i soldati invisibili e le armi automatiche dell'armata rossa. I soliti cecchini pronti per i fuggiaschi, bersagli sulla neve per rossi e per neri, le mitragliatrici Fiat Revelli puntualmente inceppate - la rottamazione del '15-'18, ma la Fiat di Marchionne non ha conti in sospeso con l'Italia - e il duce dei fascisti ce l'aveva con gli italiani troppo borghesi, i generali se la prendevano coi soldati e gli antenati di Limina s'affannavano: «Taci! Il nemico ti ascolta...»

A scuola ormai ci manca l'essenziale; non è la guerra, no, non sono i mitra, non le cartucce e manco i carri armati; manca la carta igienica, il gesso non si trova e le lavagne ormai son merce rara. Non c'è il nemico, o almeno non si vede, ma abbiamo i discendenti di Limina col bavaglio, le nuove, nuovissime disposizioni sulla razza, la continuità didattica che s'è suicidata, il sostegno che non si regge, il tempo scuola disastrato e il tempo pieno che s'è dileguato. Il furiere mezzo usciere delira di fannulloni e il suo collega Ministro generale, che non fa la guerra ma in pace non sta, ha trovato la panacea di tutti i mali, mentre i proconsoli colonnelli, stesi a zerbino, assentono per la carriera: «Nella scuola c'è voglia di valutazione». In queste condizioni, valutazione?!?... «Va-lu-ta-zio-ne!», scandiscono assieme - salvo le debite e intollerabili eccezioni - i capi dell'armata fannullona. Non più presidi, ormai, ma dirigenti d'un grave fallimento. «Sono anni che aspettiamo provvedimenti di questo tipo», fanno sapere. Manca solo chi canti: «Giovinezza, giovinezza...». È un inno alla bellezza.

Guerra o pace, i grandi assenti sono gli insegnanti. Da valutare ormai non c'è più niente, tranne forse il ministro generale, ma lì non serve certo un grande studio: «Onore al merito! È il ministro generale di Caporetto!»