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lA Flc Cgil a Milano mancano 1100 insegnanti
Allarme sostegno, le storie e le proteste
«Mancano 65mila insegnanti»
Il Ministero: difetto di comunicazione.
Filippo, Jacopo,
Valeria le «risorse» dimenticate dalla scuola
Nino Luca Il
Corriere della Sera, 4.10.2010
MILANO - La cattiva compagna di
Filippo si chiama Prader Willi. Si tratta di una malattia genetica
che colpisce un bambino ogni 2o.000. Occhi da cerbiatto, biondino,
cinque anni, Filippo parla un linguaggio tutto suo. Per questo ha
bisogno di un «mediatore della comunicazione», cioè un insegnante di
sostegno. Lo scorso anno lo aveva. Da quest'anno lo deve dividere
con un altro bambino che come lui frequenta la scuola materna Sant'
Elembardo (zona Gorla) a Milano. Risultato: 50% di sostegno in meno.
«Nella maggior parte del tempo Filippo è seguito dalla maestra di
ruolo. Ottiene le cure dell'insegnante di sostegno all'handicap solo
tre ore al giorno su sette che ne trascorre a scuola». Fiorella, 36
anni, è la madre di Filippo. La sorte beffarda vuole che anche lei,
a sua volta, sia un'insegnante di sostegno: «Sono di ruolo a
Brugherio. L'insegnante che lo scorso anno si dedicava
"esclusivamente" a Filippo, da quest'anno deve occuparsi anche di un
altro bambino. Per di più in un'altra classe. Ho chiamato l'ufficio
disabili di via Porpora e sa cosa mi hanno risposto? "Guardiamoci in
faccia, gli handicappati sono aumentati a dismisura"». Stessa sorte
per Jacopo, un altro bimbo di 4 anni con difficoltà psicomotorie che
frequenta l'asilo di via Seprio (guarda
il video).
LE CIFRE - Al di là della
brutalità verbale della dirigente, i dati parlano chiaro. Nella
scuole di Milano e Monza (al primo ottobre 2010) si registrano 920
studenti disabili in più (+8,1% su un totale di 12.180) a fronte di
230 insegnanti di sostegno in più (+4,9% su un totale di 4.850). Il
rapporto alunni-insegnanti di sostegno dovrebbe essere di 1 a 2. A
Milano è più alto: un professore ogni due alunni e mezzo (lo scorso
anno era 1 ogni 2,44). Attilio Paparazzo, segretario Flc Cgil
Milano, denuncia: «Nelle scuole milanesi ci sono 12mila alunni
disabili ma mancano 1.100 insegnati per restare negli standard
previsti dal ministero. La situazione è peggiorata, leggermente, ma
peggiorata». «Come mai? Perché il direttore regionale Giuseppe
Colosio non mostra di essere competente. È laureato in filosofia e
assegna il sostegno senza guardare in faccia le persone. Servono
dieci insegnanti? Lui ne manda sette. A prescindere dai casi.
Ovviamente anche il sindaco Moratti non si occupa di questi
problemi». Ma Giuseppe Colosio, il direttore scolastico della
regione Lombardia, rassicura tutti affermando che sono «in arrivo
posti aggiuntivi». Ad agosto prometteva: «I genitori stiano
tranquilli, faremo un lavoro attento e responsabile, creeremo un
tavolo di coordinamento con le istituzioni avviando un ragionamento
sulle certificazioni: sono troppo squilibrate rispetto alle varie
aree della Regione.
I GENITORI SU INTERNET - Al
contrario la preoccupazione tra i genitori sta salendo. Rita Viotti,
impiegata, è mamma di due figli: uno dei due, Francesco, 4 anni, è
affetto da sindrome di down. Frequenta la scuola dell'Infanzia di
via Stoppani a Milano. Fino allo scorso anno aveva una insegnante di
sostegno per 15 ore settimanali. All'inizio dell'anno non c'era. La
maestra di sostegno è arrivata soltanto lunedì. Troppo tardi, perché
Rita, colta da un senso d'impotenza, si è rimboccata le maniche e
insieme al marito ha messo online un formulario da compilare (tiny.cc/sostegnomi)
per raccogliere le testimonianze di altri genitori che si trovano in
difficoltà per il sostegno. «Sono convinta che l'unione, la forza
dei genitori possa far emergere le situazioni critiche. Abbiamo la
sensazione che non li si voglia vedere. Invece il modello
d'integrazione nelle scuole, adottato quasi 40 anni fa, è un modello
vincente. Non a caso Germania e Austria ci copiano».
IN ITALIA - Ma il sostegno
arranca in tutta Italia. Secondo i calcoli del centro studi
dell'associazione Tuttiascuola (che afferma di far riferimento a
dati del sito del ministero della Pubblica Istruzione) mancano circa
65.000 insegnanti per coprire i bisogni degli studenti disabili.
Questi ultimi sono 190.000, cioè 16.500 in più rispetto allo scorso
anno, di questi, 165.000 sono disabili psichici, tra cui il 75% in
condizioni «gravi»: quindi devono avere il rapporto un insegnante -
un disabile. Invece i docenti di sostegno sono circa 90mila (93.700
secondo il ministero della Pubblica Istruzione), dunque
insufficienti per soddisfare quel rapporto di uno a due previsto
dalla legge, che nei casi gravi si dovrebbe trasformare in uno a
uno. La Corte Costituzionale si è già espressa nel merito (nel
febbraio 2010 la sentenza n. 80 ha riconosciuto l'impossibilità di
imporre un tetto al numero degli insegnanti di sostegno, ndr)
affermando che nei casi di gravità non ci può essere alcun limite di
spesa per giustificare il mancato sostegno perché sancito
dall'articolo 3 della Costituzione». Per il ministero quel dato del
75% va verificato presso le Asl e presso le scuole. L'assegnazione
degli insegnanti per i casi gravi sono di responsabilità di Asl,
famiglia e scuola. «Ci potrebbe essere stato un difetto di
comunicazione tra loro», afferma un responsabile del ministero della
Pubblica Istruzione.
LE CIFRE - Ma Tuttiascuola
insiste con le cifre. In Campania mancano all'appello più di 7.500
insegnanti di sostegno. In Calabria ne servirebbero altri 5.800. In
queste ore arriva da Trieste la notizia che un bambino disabile che
frequenta la prima elementare è stato mandato a casa in anticipo
perché mancano alcune ore di sostegno. È successo nella scuola
elementare «Lovisato» alla quale - riferisce Il Piccolo - sono state
assegnate solo 23 ore d'insegnamento di sostegno per il bambino che,
disabile grave a causa di una malattia genetica, ha diritto anche
all'accompagnamento socio assistenziale. In mancanza dell'insegnante
di sostegno, nelle sette ore scoperte, in accordo con la direttrice
scolastica dell'Istituto comprensivo Italo Svevo, in cui ricade la «Lovisato»,
la maestra rimanda il bambino a casa nonostante le proteste della
famiglia. La risposta della direttrice dell'Istituto, Maria
Calalagni, è arrivata con una comunicazione scritta alla famiglia,
nella quale ha spiegato di aver ricevuto 50 ore di sostegno in meno
di quanto strettamente necessario. L'Ufficio Scolastico Regionale ha
assegnato 12 ore aggiuntive che, però, sono da distribuire su sei
bambini con disabilità gravi che frequentano la scuola, dove insegna
la stessa mamma del bambino in base al diritto di stare vicino al
figlio.
LA DENUNCIA - Il presidente di
Tutti a Scuola, Antonio Nocchetti, è critico con la Gelmini: «Si
deve al ministro un vero e proprio colpo di mano con cui ha di fatto
ha eliminato il tetto massimo di alunni disabili nelle classi». Ma
questo tetto non è previsto da una legge?«Il ministro, con una norma
di due anni fa, ha eliminato l'obbligo dei dirigenti scolastici di
chiedere lo sdoppiamento della classe in presenza di alunni
disabili». Ma per il ministero della Pubblica Istruzione
quest'obbligo non c'era. I dirigenti scolastici hanno (sia prima che
adesso) la possibilità di chiedere lo sdoppiamento di una classe in
presenza di un disabile (quando gli alunni sono più di venti). Con
il vecchio regolamento apparentemente lo sdoppiamento della classe
era concesso automaticamente, in realtà (ai sensi di una successiva
disposizione dello stesso regolamento) l'effettivo sdoppiamento era
subordinato alla possibilità di rientrare nel budget di posti
annualmente previsti dalle varie leggi finanziarie che regolano la
formazione dell'organico. «Con la disposizione attuale la
possibilità di sdoppiamento è rimasta immutata salvo che non ci
siano le condizioni di contesto (finanziario e materiale: ad esempio
ci sono le aule?) per poterlo effettuare», precisano dal ministero.
«Il ministro sta violando la legge - rincara Nocchetti - ma non
possiamo fare niente per impedirglielo, visto che non è prevista
alcuna sanzione. Accade così che una ragazza con una grave malattia
genetica si trovi in una classe di 32 studenti, tra cui un ragazzo
cieco». Tutto questo accade in prima superiore al liceo
Psicopedagocico «Mazzini» di Napoli. Valeria, 16 anni, dovrebbe
avere 27 ore di sostegno, cioè tutto il tempo scuola (come ha
sentenziato il Tar) e invece ne ha 18. In classe con lei c'è Pietro,
ipovedente, anche lui con un sostegno limitato». E ora? «È partita
la diffida» ci assicura uno dei tanti padri della «battaglia del
sostegno».
aluca@corriere.it