J’ACCUSE
Valditara (Fli): i soldi per l’università ci sono, intervista a Giuseppe Valditara di Federico Ferraù il Sussidiario, 21.10.2010
È ottimista Giuseppe
Valditara, senatore di Futuro e libertà, sulle sorti del ddl Gelmini
di riforma dell’università. «Affossarla sarebbe un errore politico
madornale. Non può finire tutto con uno “scusate, abbiamo
scherzato”». I soldi, dice Valditara, se si vuole si trovano. I
finiani però non voterebbero automaticamente una riforma a costo
zero, e avanzano i loro punti: assunzione dei ricercatori abilitati,
eliminazione del vincolo del 50 per cento nel recupero dei posti del
turnover, ripristino degli scatti stipendiali, ricostituzione del
fondo di finanziamento ordinario.
«Lo spero vivamente,
perché è una riforma importante. Io stesso mi sono impegnato in
prima persona, a più riprese, per migliorarla. Vederla naufragare
per una questione di risorse, a causa di tagli che non si vedono in
nessun altro paese occidentale nel settore della ricerca e
dell’università, lascerebbe francamente l’amaro in bocca».
«Il primo: quello di
dare una prospettiva ai ricercatori italiani che hanno superato
l’abilitazione ad associato. Ne vanno assunti 9mila in sei anni e la
cosa è fattibile. Ricordo che attualmente i ricercatori sono circa
24mila, e che per quei 9mila non si tratta, nota bene, di assunzione
automatica, ma di poter essere assunti se si hanno le carte in
regola per esserlo. Senza dimenticare un particolare importante».
«Che il 60 percento dei
posti da bandire nel prossimo futuro sono posti da ricercatore, e
che quindi i ricercatori sono destinati ad aumentare. Se noi non
offriamo loro una possibilità reale di essere assunti, avranno un
titolo che non darà loro alcuno spazio concreto nell’università
italiana».
«Riteniamo che debba
essere progressivamente eliminato, a partire in particolare dalla
scadenza del termine fissato nella legge, quindi a partire dal 2013,
il vincolo del 50 percento nel recupero dei posti del turnover. È un
tetto che limita fortemente lo sviluppo delle università virtuose e
non si capisce perché una limitazione che ha senso per un’università
con un eccesso di personale, debba valere anche per quelle che sono
sottodimensionate».
«Il ripristino degli
scatti stipendiali che premiano il merito. È molto curioso che nella
manovra di luglio gli scatti automatici siano stati ridati a tutti,
magistrati compresi, mentre gli unici ad avere gli scatti di
stipendio tagliati sono stati i docenti universitari e i
ricercatori. E poi occorre ricostituire il fondo di finanziamento
ordinario».
«Il fondo di
finanziamento ordinario viene diminuito di circa 1,5 miliardi di
euro in tre anni, quando la Germania stanzia 2,7 miliardi di euro
per cinque anni. Chiediamo che il fondo di finanziamento per il 2011
sia ricostituito. Sono istanze ragionevoli che auspichiamo vengano
recepite, perché lo stesso ministro Tremonti ha detto che senza
finanziamenti la riforma rischierebbe di partire zoppa».
«Mi limito a osservare
che quando si è trattato di reperire 300 milioni per pagare le multe
sulle quote latte, e la Lega ha addirittura minacciato la crisi di
governo se non fossero stati trovati i soldi, quei soldi sono stati
trovati immediatamente. Non si capisce perché si debbano premiare
coloro che hanno violato le norme comunitarie, e poi non si possano
trovare i soldi per l’università e la ricerca e dunque per la
competitività del nostro paese».
«Ma quando ci sono
atenei in rosso si commissariano, questo c’è nel ddl e c’era già nel
mio disegno di legge. Quando si parla di posizioni nelle classifiche
internazionali, il grosso rischio è sempre quello di lasciarsi
prendere la mano invocando cause remote di ogni tipo. Innanzitutto
diciamo che non siamo proprio in fondo alle classifiche: sulle prime
10mila università del mondo le nostre sono tutte nei primi 500
posti. In realtà siamo indietro non a causa del ’68, ma della nostra
scarsa internazionalizzazione. Gli atenei in rosso? I revisori
ministeriali dov’erano? Se il governo taglia i soldi per le
missioni, come fa un ricercatore ad andare in Europa, o peggio negli
Usa? Lo fa con i suoi 1.200 euro di stipendio da ricercatore
neoassunto?»
«Bossi dice la verità.
Ma è dall’inizio della legislatura che Fini lo ripete: lo ha fatto
prima in modo soft, poi in modo più virulento, alla fine è stato
sbattuto fuori. Quando Bossi arriva a dire che se l’Udc entra nella
maggioranza lui ritira Tremonti, conferma che la Lega, attraverso il
ministro dell’Economia, tiene il pallino».
«Sono ottimista perché
affossarla sarebbe un errore politico madornale, gravemente
penalizzante per il paese. Confido che se si prende l’impegno di
risanare l’università, non si arrivi a dire “scusate, abbiamo
scherzato”».
«Al di là della
proposta di Bersani, che lascia il tempo che trova, la realtà è che
la copertura si può trovare. Ne cito uno classico, le tasse di
scopo; per non parlare delle spese che si possono tagliare, a
cominciare da alcuni ministeri. Se diamo la priorità a certe voci di
spesa, allora dobbiamo avere il coraggio di dire che la ricerca non
è più prioritaria. «Voteremmo gli emendamenti che abbiamo presentato, e nell’ipotesi in cui mettessero la fiducia il nostro voto non sarebbe scontato». |