L'intervista
La Gelmini: «Stop anzianità di Antonio Troise il Mattino, 30.10.2010
CAPRI (30 ottobre) - Non è per niente scoraggiata dalle proteste che
un giorno sì e l'altro pure la prendono di mira per le sue riforme.
No, Mariastella Gelimini, ministro della pubblica istruzione va
avanti per la sua strada. «Sono proteste tradizionali fra ottobre e
novembre. Anche se, ribadisco, ognuno ha il diritto di sostenere le
proprie idee». La Gelmini ha appena terminato il suo intervento al
convegno dei giovani industriali. E, nell'intervista al Mattino
annuncia di aver sbloccato circa 1 miliardo di euro per la ricerca
nel Sud.
«Nel 2012, con il rinnovo del contratto nazionale, vogliamo finalmente
superare il meccanismo obsoleto degli scatti di anzianità, che non
ci consente di distinguere fra professori bravi e quelli meno bravi.
Vogliamo, invece, introdurre un sistema che premi il merito.
Bisognerà naturalmente mettere a punto contestualmente anche un
sistema in grado di misurare la qualità dell'insegnamento. Ma ci
sono già strutture come l'Invalsi che potrebbero essere utilizzate
per raggiungere questo obiettivo».
«Bisogna uscire dalla illusione della sinistra che basta chiedere più
soldi per evitare di fare le riforme. Noi dobbiamo tenere i conti
pubblici in ordine e nello stesso tempo puntare sullo sviluppo. Una
strada che passa anche attraverso la riforma dell'Università».
«Sono sicura che arriveranno con il decreto mille proroghe di fine
anno. Lo ha confermato lo stesso Tremonti. Senza riforme è vero che
si raccoglie un po' di consenso facile, come la sinistra continua a
fare, ma non si dà una reale possibilità di occupazione ai giovani».
«Non si può nascondere la polvere sotto il tappeto continuando a
difendere un sistema che non funziona. Chi fa questo ha in mente non
il bene dei giovani. La sinistra si sottrae ad un confronto sui
problemi reali limitandosi ad accusare il governo di aver fatto solo
i tagli. Ma io voglio ricordare a Bersani che proprio grazie a quei
tagli voluti da Tremonti e da Berlusconi l'Italia non è oggi come la
Grecia o l'Argentina».
«Abbiamo la necessità di cambiare la governance della ricerca per
coinvolgere sempre di più l'impresa privata. Vogliamo portare nei
consigli di amministrazione dell'università anche esponenti del
sistema produttivo. I rettori devono diventare anche manager in
grado di amministrare gli atenei come gli imprenditori gestiscono
l'azienda. Meglio avere qualche università in meno e concentrare le
risorse su atenei di grande livello».
«Abbiamo appena fatto partire il bando per i distretti tecnologici. Si
tratta di un investimento di 900 milioni concentrato nelle quattro
regioni dell'obiettivo di convergenza, ovvero Campania, Calabria,
Puglia e Sicilia. C'è poi uno stanziamento di 50 milioni riservato
ai giovani ricercatori italiani. Anche qui vogliamo premiare i
migliori progetti e riportare in Italia i cervelli che sono fuggiti
all'estero perché in Italia non hanno trovato una possibilità di
lavoro».
«Non possiamo continuare ad alimentare la speranza di avere un
esercito di ricercatori a vita. Bisogna mettere la parola fine ad
una sorta di precarizzazione di questi giovani e offrire una
prospettiva reale di lavoro e ricerca, superando una situazione di
stallo che dura da decenni, il falso egualitarismo alimentato dalla
cultura del ’68 che non ha prodotto alcun risultato. Le classifiche
internazionali sono impietose e parlano di un sistema che arranca".
«Sono polemiche e situazioni che si ripetono ciclicamente. Ogni anno
c'è il tentativo di discreditare, di gettare fango sul presidente
del consiglio». «Sono quindici anni che il presidente Berlusconi è oggetto di una campagna senza precedenti di demonizzazione da parte degli avversari politici. Gli italiani lo hanno capito chiaramente e continuano a dargli fiducia». |