Diritto di cronaca

Le cheerleaders nelle scuole italiane

Saranno 700 gli istituti dove nasceranno squadre di ragazze
che faranno i tifo con pon pon e balli per i loro compagni impegnati in altri sport

Flavia Amabile La Stampa, 18.10.2010

Non chiamatele ragazze pon pon, per favore, perché loro sostengono di essere tutt’altro. Si chiamano cheerleaders, sono le squadre che - sull’onda di quanto avviene negli Stati Uniti - guidano il tifo, lo stimolano, lo incitano con numeri di danza e sport acrobatico. Uno sport, insomma, con una vera federazione affiliata al Coni, che sta per sbarcare in 700 scuole italiane ma che sta scatenando polemiche e malumori.

Ne sanno qualcosa a Bologna, dove il comune ha deciso di offrire agli studenti delle superiori corsi gratuiti di diversi sport «meno conosciuti e presenti sui media» fra cui per l’appunto il cheerleading. L’idea è stata presentata dal comune come un modo per salvare almeno le attività sportive dai drastici tagli di fondi alle scuole e per offrire uno sport che non provochi «ansia da prestazione agonistica» e rispondere al bisogno di «muoversi in gruppo» proprio dell’adolescenza. E’ stata accolta da una letteraccia firmata da un gruppo molto attivo che risponde al nome di «Donne Pensanti» che ha provocato una valanga di proteste in rete e un bel problema per il comune di Bologna.

«Nelle scuole italiane mancano sedie, banchi, rotoli di carta igienica, ore di sostegno per i bambini disabili», avvertono le Donne Pensanti. E, poi: «L’Italia è il Paese europeo in cui le donne sono maggiormente relegate a bordo campo in politica, in televisione e nel contesto professionale: siamo sicuri che promuovere un corso da cheerleader non possa contribuire a mantenere granitico il modello femminile che viene proposto da ogni parte?». E, quindi, concludono: «Ne avevamo davvero bisogno?»

«Questo è uno sport che diverte, genuino, e in cui esiste un fortissimo senso di squadra. Non richiede che le ragazze siano belle o brutte, prevede soltanto che tutte insieme portino il sorriso, la gioia e compongano figure più o meno difficili a seconda che facciano parte di team di cheerdance o di cheer acrobatico», spiega Riccardo Cavalieri, presidente della Federazione italiana cheerleading. Ma, soprattutto, ricorda, proprio come negli Stati Uniti, è un vero e proprio sport «che racchiude ginnastica artistica e ritmica, danza, coreografia, teatralità». «Siamo iscritti al Coni e possiamo contare su uno staff tecnico di atlete ai massimi livelli e nelle scuole c’è bisogno di un’alternativa alla pallavolo che in genere viene proposta alle ragazze», spiega.

La Federazione è nata poco meno di un anno fa, il 18 dicembre del 2009, e punta in alto. Ha partecipato ai mondiali di Volley di settembre e ottobre e al Motomondiale del Mugello di giugno, agli Internazionali di Baseball e sta per stringere un accordo con una squadra di calcio di serie A e una di serie B. Ma il cuore della sua strategia di diffusione sono i progetti nelle scuole, dalle elementari all’università con l’obiettivo di creare squadre in 700 istituti in tutt’Italia entro il 2012. Oltre a Bologna i comuni che hanno aderito all'idea di fornire proprie strutture scolastiche sono molti, da Milano a Salsomaggiore, Verona e Pavia. A Roma, al sud e in altre città la trattativa è ad un livello molto avanzato. «Non appena un comune accetta un nostro progetto ci attiviamo per entrare nelle scuole. E molti comuni ci hanno chiamato, non siamo stati noi a contattarli, da Milano a Verona», racconta Riccardo Cavalieri.

Il costo effettivo di quest’operazione è uno dei nodi della polemica sulle cheerleaders visto che si parla di scuole dove, in teoria, non esistono fondi nemmeno per pagare le supplenze. «A Bologna stiamo definendo il budget, a Parma stiamo iniziando a tenere un corso dove il coach viene pagato 30 euro a lezione. Le lezioni durano circa un’ora e mezza, sono una a settimana per l’intero anno scolastico. Lo stesso nelle università se chiedono un coach esterno». In un anno scolastico le settimane di lezione sono circa 30, la spesa dunque potrebbe essere di circa 900 euro a scuola.

La petizione di Donne Pensanti ha ottenuto più di 200 firme di sottoscrizione in quattro giorni. Quante adesioni otterranno i corsi da cheerleaders nelle scuole?