No al carcere preventivo
per gli studenti bulli

Accolto il ricorso di due studenti indagati per bullismo,
sbagliato escludere le misure alternative

 La Stampa, 13.10.2010

ROMA
No al carcere preventivo per i bulli in età scolare. Allontanare in maniera radicale gli studenti indagati per atti di bullismo dall’ambiente scolastico attraverso la pena detentiva potrebbe essere controproducente. Lo rileva la Cassazione nell’accogliere il ricorso presentato dalla difesa di due studenti dell’Istituto proffessionale Ipsia di Potenza indagati per reati vari commessi al bullismo nei confronti dei quali il Tribunale per i minorenni di Potenza, disattendendo la disposizione del gip, aveva applicato la misura della custodia cautelare in attesa del processo.

Secondo la Cassazione, che ha rinviato il caso al Tribunale di Potenza, è sbagliato escludere a priori una misura cautelare diversa dal carcere, in quanto è necesario capire che effetti produce «l’allontanamento dall’ambiente scolastico in ordine al pericolo concreto di reiterazione delle condotte criminose».Nei confronti dei due studenti, all’epoca dei fatti non ancora 18enni, il Tribunale dei minorenni di Potenza, il 12 maggio scorso, aveva ravvisato una «spiccata pericolosità sociale, tale da rendere assai probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi» legati al bullismo nei confronti dei compagni. Come ricostruisce la sentenza 36659 della Seconda sezione penale, nel corso dell’indagine era stata sequestrata anche una pistola ad uno dei due “bulli”. Da qui la decisione di tenerli in carcere in attesa del giudizio.

Contro la custodia cautelare, la difesa dei due studenti ha fatto ricorso con successo in Cassazione, facendo notare che il Tribunale «aveva omesso completamente di motivare sulla inadeguatezza di altre misure meno afflittive» al carcere «quali gli arresti domiciliari o l’obbligo di dimora nel comune di residenza o il divieto di avvicinarsi all’istituto». Tra l’altro, la difesa dei due indagati ha fatto notare che «dopo l’intervento della Polizia il comportamento scolastico dei due indagati era cambiato come rilevato dalla relazione della dirigente scolastica e dagli operatori dell’azienda sanitaria».

La Cassazione ha accolto la tesi difensiva dei due studenti giudicandola «fondata». In particolare, il relatore Domenico Gallo fa notare che «il provvedimento impugnato appare affetto dal vizio di motivazione apparente, in quanto esclude l’adeguatezza di ogni altra misura cautelare senza una specifica indagine sugli effetti che l’allontanamento dei prevenuti dall’ambiente scolastico, con altre misure cautelari, potrebbe produrre in ordine al pericolo concreto di reiterazione delle condotte criminose». Quindi, concludono gli “ermellini”, ferma restando «la gravità del quadro indiziario», sarà ora il Tribunale di Potenza a riesaminare il caso, cercando anche di capire quali effetti può avere l’allontanamento radicale dei bulli dalla scuola.