Scuola per Azioni

Il governo Berlusconi sta studiando la costituzione di una società per azioni cui affidare la proprieta’ degli edifici scolastici. Alla S.p.A andrebbe anche la competenza per la loro manutenzione e messa in sicurezza (ANSA, 10-10-10).

di Paolo Margari da Reset Italia, 11.10.2010

Alla faccia del federalismo! Gli enti locali che oggi gestiscono gli istituti scolastici pagherebbero alla SpA un canone di locazione. Facile immaginare cosa accadrà quando non pagheranno il canone di locazione: la SpA li potrà cedere ad altri istituti privati che garantiscono il canone e decidono tariffe di iscrizione a scuola e piani didattici. Oggi gran parte degli istituti privati in Italia sono clericali, sebbene la chiesa estenda i suoi tentacoli anche nel pubblico attraverso l’ora di religione cattolica per la quale il vescovo nomina direttamente i docenti, pagati dallo stato italiano, anche con le tasse di chi non crede. Immaginiamo anche fondazioni private che prendono in gestione edifici pubblici (vedi CEPU, fondazioni bancarie controllate dai partiti, etc.). Oppure consideriamo che la Scuola SpA fallisca oberata da crediti insoluti. O infine, plausibile, che investa laddove vogliono i membri del suo CdA (se li nomina la Lega è facile immaginare cosa accadrà a Reggio Calabria) e che nessuno paghi per eventuali responsabilità di fronte a disastri, perché la SpA, soggetto di diritto privato anche se di proprietà pubblica, avrà un’assicurazione pagata coi soldi pubblici per tutelare i privati che fanno gli affari di altri privati (che siano chiesa, partiti, aziende, non importa).

Controllare l’educazione è fondamentale per creare buoni elettori, credenti, teledipendenti, consumatori. Una scuola sana mette a rischio le istituzioni-cancerogene della cultura italiana pertanto la Gelmini, anzi chi le suggerisce le battute, sa bene come muoversi. Nel marasma attuale, dopo aver indebolito a morte gli enti pubblici che non riescono a garantire un’adeguata gestione delle strutture scolastiche, sarà facile suggerire soluzioni magiche, inneggiando a concorrenza, efficienza, cancellazione di sperequazioni territoriali.

Quest’ultima proposta non è che l’ultima di una serie di azioni palesi e meno, volte a destabilizzare un’istituzione già di suo malandata sotto ogni aspetto. Ma se le manchevolezze di prima erano il frutto di sedimentazioni casuali dopo anni di malgoverno ad ogni livello, oggi si nota una lucida volontà di cambiare logiche e obiettivi dell’istituzione scolastica in Italia, traendo da essa come da ogni altro servizio pubblico un profitto a beneficio di una classe politica che garantendosi di fatto impunità e rielezione, gestisce o fa gestire ai suoi sodali aziende private nate dalla svendita di aziende pubbliche sapientemente declassate.