Proteste e polemiche sulla riforma Gelmini. Dite la vostra

Razionalizzare l''attività delle scuole - 2

Enrico Maranzana La Stampa, 23.10.2010

A livello locale, invece, è possibile mettere a punto situazioni in cui le capacità siano sollecitate direttamente. Ecco un esempio mirato a ottenere risposte rapportabili a: “Indagare e rappresentare la realtà assumendo un’ottica sistemica”.

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“Quando ogni corda di una lira è accordata in modo lidio e tutte vengono toccate una per una, senza essere suonate insieme in armonia,certamente ognuna darà da sola la sua nota.
Ma l’armonia che si ottiene quando vengono suonate insieme è chiaramente diversa dal suono di ogni corda presa singolarmente.
Perché l’associazione di tutte crea una forma che non è presente nell’accordo spezzato.
Così la tonalità dell’armonia quando tutte le corde suonano assieme (anche se non distanti tra loro) è diversa dalla tonalità ottenuta suonando ogni corda singolarmente, eppure è la stessa cosa, nel senso che nessun suono si aggiunge ai suoni singoli, quando essi esprimono nella loro unione la forma dell’armonia”
J. Philoponos VI° secolo D.C.

COMPITO: inventa un proverbio per compendiare (riassumere) il concetto sovraesposto.
Due esempi possono essere utili per chiarire la richiesta:
“La gattina premurenta ha fatto i gattini ciechi” non parla di gatti ma richiama l’opportunità di riflettere prima di agire;
“Se vuoi la pace prepara la guerra”, “Chi si fa pecora il lupo se lo mangia” esprimono lo stesso pensiero.

Ricorda che la tua comunicazione sarà tanto più efficace quanto più breve sarà la tua asserzione.


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Si trascrivono alcune risposte elaborate dagli studenti per mostrarne il contenuto informativo afferente alla capacità vagliata:
“Una casa è una casa; tante case una città”.
“2+2=5”;
“Le frasi sono parole ma le parole non sono frasi”;
“Le lettere sulla sabbia svaniscono”;
“Ogni squadra ha tanti giocatori ma, senza allenatore, le qualità individuali vanno perdute”;
“Il mare è formato da gocce”;
“Se vuoi vincere l’incendio butta l’acqua ma circonda il fuoco insieme agli altri”.

Si prenda ora in considerazione il lavoro del docente. Le sue funzioni principali sono: promuovere l’apprendimento e valutare il profitto degli studenti.
Ecco emergere il nodo critico: la coincidenza tra controllato (chi promuove l’apprendimento) e controllore (il valutatore).

Un modello per superare l’anomalia lo offre l’insegnamento dell’educazione fisica: il lavoro del docente che appronta una gara di salto è volto a illustrare le tecniche utilizzabili e a correggere le prestazioni con l’indicazione di come queste debbano essere modificate (verifica formativa). La misura e il riconoscimento dei risultati (verifica sommativa) spetta al giudice di gara.
Riepilogando. È necessario costituire un soggetto, differente dall’insegnante preparatore, che rilevi gli esiti delle attività di insegnamento: potrebbe corrispondere a un organo consultivo del dipartimento disciplinare.

L’arricchimento dell’organigramma con la nuova entità è funzionale alla pratica della progettazione dell’istruzione [DPR 275/1999]: i dipartimenti disciplinari hanno un interlocutore che sollecita la formalizzazione degli obiettivi dell’insegnamento da sottoporre a controllo. Si tratta di elaborare repertori di competenze che descrivono i comportamenti che gli studenti esibiscono per dar prova del possesso delle capacità elencate nella delibera dal collegio. I dipartimenti, inoltre, formulano ipotesi sui percorsi didattici da praticare e mettono a punto le relative strumentazioni.

L’introduzione del nuovo organismo non incide e non mortifica il lavoro del docente, anzi, ne valorizza la progettualità. La valutazione delle prove fatta da un organismo terzo, inoltre, non può determinare meccanicamente promozioni o bocciature. I risultati scolastici dei singoli studenti, attribuzione e responsabilità del consiglio di classe, derivano da analisi di natura longitudinale. Gli insegnanti, collegialmente, soppesano i progressi compiuti, li ponderano con le specifiche situazioni personali, vagliano gli esiti conseguiti in tutte le materie: ogni voto inquadra la personalità dell’allievo, non il suo rendimento nei singoli insegnamenti.

La proposta che è stata qui formulata deve essere intesa come una rivisitazione della professionalità del docente: in un ambiente socio-culturale in tumultuoso e vertiginoso movimento in cui “bisogna correre con tutte le proprie forze solo per rimaner fermi” il controllo, presupposto della governabilità, rappresenta il timone del sistema scolastico. Situazione che non è stata percepita sia per l’assenza della cultura dell’organizzazione, sia perché i gruppi di lavoro, che negli anni si sono succeduti al ministero per concretizzare ipotesi d’innovazione, hanno avuto come riferimento, costante e intangibile, il modello universitario. Il fatto che esista una divergenza inconciliabile tra la finalità dell’insegnamento accademico con quella del sistema formativo, di educazione e istruzione è stata bypassata, nel silenzio assoluto. Questa è la causa scatenante il male della scuola.

Bisogna infine rigettare con forza l’idea che il controllo nasca per giudicare e tenere al guinzaglio gli insegnanti. Al contrario: esso rappresenta l’orizzonte verso cui muovere al fine di riqualificare e ridare dignità al lavoro scolastico.

Considerazione conclusiva. Quanto scritto illumina lo scenario su cui si svolge il dibattito conoscenze VS competenze: i programmi degli istituti tecnici contemplano, tra gli argomenti di studio, concetti, principi e forme d’organizzazione.
I fatti dimostrano che, nonostante tali tematiche siano affrontate e approfondite in aula, la dottrina dell’organizzazione è rimasta al mero livello acquisitivo/descrittivo: la problematicità della strutturazione del servizio scolastico non è stata percepita, affrontata, risolta. Nei POF, infatti, non c’è traccia degli adempimenti relativi a “L'organizzazione e la programmazione della vita e dell'attività della scuola”
[TU 297/94] e alla progettazione organizzativa [DPR 275/99].