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Razionalizzare l''attività delle scuole - 1

L’autoreferenzialità rappresenta il male profondo della scuola italiana. Tuttavia ci si limita alla sola denuncia inconcludente: poco si fa per ridare efficacia al servizio.
L’assenza della cultura dell’organizzazione è l’origine di tale negligenza.

Enrico Maranzana La Stampa, 23.10.2010

Si ha autoreferenzialità nei casi in cui le funzioni/figure di controllore e controllato coincidono: tipici i casi dell’attore che scrive la critica del proprio spettacolo e quello di un ricorso avverso l’esito di un esame che è sottoposto alla commissione esaminatrice responsabile del giudizio.
E’ quanto avviene a scuola: il voto è assunto come parametro di valutazione tanto del profitto dello studente quanto della capacità dell’insegnante: basta osservare il modo in cui si leggono i tabelloni dei voti. Essi esprimono orizzontalmente la valutazione del profitto di uno studente, verticalmente indicano anche la validità dell’insegnamento di una materia. Inoltre il giudizio su ciascuna scuola, espresso dall’istituto scolastico provinciale, dipende dal numero degli studenti che concludono positivamente l’anno o il corso di studi. Successo o insuccesso di ciascun istituto sono conseguenza dei voti espressi dagli insegnanti. Il mondo universitario vive la stessa situazione: in sede europea il giudizio sulla formazione accademica deriva dal numero dei laureati.

L’applicazione di due principi delle scienze dell’amministrazione consente di ridare alla scuola un assetto strutturale corretto e funzionale:

1) Per governare un’organizzazione e per garantire l’efficacia della sua attività si deve operare sui processi, non sui prodotti: nella scuola è necessario monitorare i procedimenti della progettazione educativa e della progettazione dell’istruzione, non limitarsi a misurarne gli esiti;

2) I controlli, intesi come rilevazione dello scostamento obiettivi-risultati, devono essere temporalmente differenziati: la valutazione della fattibilità di un progetto è la necessaria premessa a ogni attività (controllo antecedente), l’osservazione dell’evolversi dei processi è essenziale al loro monitoraggio (controllo concomitante), la verifica dei risultati conseguiti conduce alla determinazione dell’efficacia dell’attività svolta (controllo susseguente).

Alla parola “progettazione” deve essere attribuito il suo autentico significato.

Riformulando: per incidere sulla qualità dell’istruzione è necessario agire nelle fasi di ideazione e applicazione delle strategie gestionali, le variabili da cui dipende la validità del servizio.

L’Istituto Nazionale per la VALutazione del SIstema educativo di istruzione e formazione non opera in conformità a tale assunto, in quanto esercita un controllo susseguente: valuta l’efficacia dell’attività scolastica. La sua idoneità al miglioramento della qualità del servizio è molto, molto remota. Esso effettua misure sull’esito dell’attività delle scuole quando tutto è ormai è compiuto, a bocce ferme. Le sue rilevazioni, la cui importanza non è in discussione, hanno natura storico-statistica: quale incidenza possono avere sul monitoraggio dei processi d’apprendimento se l’osservazione riguarda il passato, se è sfuocata perché fatta da lontano, se non può prendere in esame le ipotesi che le singole scuole hanno formulato, se è relativa a un ambiente in vorticoso movimento?

Sono le procedure di controllo antecedente e di controllo concomitante che forniscono le leve per governare il sistema formativo/educativo/d’istruzione.

La prima forma consiste nella valutazione e nell’accertamento dell’idoneità e della possibilità di realizzare i progetti educativi ipotizzati e formalizzati dal collegio dei docenti e dai consigli di classe. La valutazione è fatta alla luce degli obiettivi strategici (Collegio) e tattici (Cdc), nel rispetto dei vincoli derivanti dalla disponibilità delle risorse.
Si tratta di procedimenti tipici delle tecniche del controllo di qualità, introdotte nella scuola ma snaturate e svuotate del loro potenziale razionalizzante, in tutta Italia.

Il controllo concomitante è da effettuare a intervalli prestabiliti e consiste nel monitorare l’andamento della gestione attraverso la rilevazione dei risultati che via via si manifestano.

Per individuare gli ambiti in cui sarà esercitato, si ricordano le fasi della vita e dell’attività della scuola, desunte dall’ordinamento vigente:

1) Il Collegio dei docenti “cura la programmazione educativa” definendo gli obiettivi in termini di capacità e ipotizzando le strategie per il loro conseguimento;

2) Il Consiglio di classe coordina l’attività didattica per stabilire come far convergere tutti gli insegnamenti verso i traguardi deliberati dal Collegio;

3) I docenti progettano e gestiscono “occasioni di apprendimento” per conseguire sia gli obiettivi del consiglio di classe, sia per trasmettere una precisa e articolata immagine della disciplina insegnata.

Sia il Collegio, sia il Consiglio di classe operano sulle capacità. Si può pertanto pensare a un unico soggetto incaricato del controllo: un organo consultivo del Collegio composto, in massima parte, da docenti. La sua attività riguarderà, principalmente, la predisposizione di questionari, operazione che potrebbe far tesoro di quanto si fa a livello nazionale. A tal fine si può immaginare cosa può essere accaduto nelle riunioni degli estensori dei test Invalsi. Il lavoro di progettazione è iniziato con la definizione dell’oggetto della rilevazione; solo in seguito gli item sono stati ideati: la determinazione della sostanza di un quesito dipende sia del traguardo da raggiungere, sia dalla composizione logico-funzionale dell’intero fascicolo.
Da tale considerazione discende: le domande, singolarmente prese, sono portatrici di scarso significato proprio come una tessera di mosaico non permette d’immaginare la rappresentazione musiva.
La prova di matematica, ad esempio, mira alla determinazione dell’intensità delle capacità di risolvere problemi, di rappresentare, di misurare, di congetturare, di verificare, di giustificare, di definire, di generalizzare … [CFR. lucidi seminari provinciali Invalsi].
A rinforzo di quanto detto, si ricorda che le capacità sono processi, di cui le abilità sono un momento del loro evolvere: gli item, che focalizzano abilità, trovano il loro autentico significato solo se sono incastonati all’interno del loro habitat naturale, le relative capacità.
Il sommare e il sottrarre sono abilità che afferiscono alla competenza specifica “eseguire calcoli”, che è sottordinata alla competenza generale “risolvere problemi aritmetici”, che rende visibile la capacità “risolvere problemi”.

Può essere utile sottolineare che la coincidenza del carattere qualificante del singolo item con le abilità trae origine dalla necessità d’ottenere risultati standardizzati e comparabili, caratteri essenziali per un’indagine nazionale. Quesiti troppo articolati, approcciabili con una varietà di criteri, impedirebbero tale uniformità.