la retromarcia dopo l'annuncio

Curriculum dei prof on line,
è tutto da rifare

La norma non era nel regolamento su cui si è espresso il Cnpi

 Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi, 12.10.2010

Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare, avrebbe commentato Bartali autocitandosi. Il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, pare aver corso troppo sui curriculum on line dei docenti dando per raggiunto un obiettivo che invece è ancora lontano: la norma che prevede la messa in rete delle conoscenze e delle competenze degli 800 mila docenti italiani in verità non esisterebbe, non facendo parte del regolamento licenziato originariamente dal consiglio dei ministri e su cui il Cnpi, il consiglio nazionale della pubblica istruzione, si è espresso, per la seconda volta, la scorsa settimana.

Si tratta dell'articolo 4 del regolamento sulle classi di concorso, articolo spuntato in una bozza inviata al Cnpi nel corso dei lavori preparatori ai prescritti pareri, ma che non farebbe parte integrante del testo formalmente all'esame. Tanto che il Cnpi oggi è chiamato a riunirsi di nuovo per sbrogliare la matassa dopo le protesta di molti suoi componenti che si sono sentiti chiamati in causa dalla stampa: avrebbero licenziato una riforma, quella dei curricula da pubblicare in rete, senza averla mai letta.

Il ministero pare intenzionato a sanare la vicenda chiedendo al Cnpi di integrare i due pareri che ha rilasciato in tempi diversi sul regolamento sulle classi di concorso. Ed escludendo che si possa far riferimento a un testo diverso da quello licenziato dal governo con relative tabelle allegate (si veda altro servizio a pag. 43).

Nessun valore invece avrebbero le versioni fatte pervenire nell'iter istruttorio da parte dell'amministrazione scolastica.

L'articolo incriminato recita: «È costituita l'anagrafe nazionale telematica dei docenti, pubblicata sul sito del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Detta anagrafe comprende, oltre ai dati anagrafici, i titoli di studio, le abilitazioni, le sedi di servizio, le pubblicazioni, il servizio prestato, le specializzazioni, le certificazioni possedute, con particolare riferimento alle lingue straniere e alle competenze informatiche. A detta anagrafe è iscritto il personale docente di ruolo e i docenti non di ruolo abilitati e idonei per le specifiche classi di concorso e posti di insegnamento». La schedatura consentirebbe ai genitori di conoscere i docenti assegnati ai propri figli. E sarebbe a carico degli uffici regionali, con la collaborazione di uffici provinciali e delle scuole. Le prime reazioni non sono state del tutto negative. Per Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «potrebbe essere utile per dare valore alle esperienze degli insegnanti. Attenzione però al rischio tutto italiano di una burocrazia soffocante». «Gli insegnanti italiani non hanno nulla da nascondere, casomai potrebbero cogliere l'occasione per evidenziare un patrimonio di competenze ed esperienze spesso misconosciuto e nient'affatto valorizzato», è il commento di Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, «quello che non va è il modo. Per migliorare la scuola non servono metodi bruschi». L'associazione Anief invece già annuncia un ricorso abrogativo. Si tratterebbe di una inutile forzatura per la FlcCgil di Mimmo Pantaleo. «E poi i docenti alle classi li assegna il preside, quando l'anno è già iniziato», spiega Rino Di Meglio, coordinatore Gilda.

«È una riforma che va nel senso della trasparenza», spiega Max Bruschi, consigliere del ministro. Con la trasparenza sui titoli i docenti verrebbero equiparati ai dirigenti statali, per i quali la pubblicazione on line è già prevista dal decreto Brunetta. Una trasparenza che sarebbe funzionale anche alla nuova stagione della valutazione. C'è chi scommette che per i curriculum on line è solo questione di tempo.