Una vita difficile:
dal
Gruppo di Firenze per la scuola
del merito e della responsabilità, Il 1° agosto 2008, un comunicato del Ministro dell’Istruzione annunciava: “Dal prossimo anno scolastico – nel primo e nel secondo ciclo di istruzione – sarà introdotta la disciplina 'Cittadinanza e Costituzione', che sarà oggetto di specifica valutazione. Sono previste 33 ore annuali di insegnamento”. Pur non essendo chiaro in che cosa si differenziasse dalla vecchia Educazione civica (o forse proprio perché le somigliava molto), l’annuncio ebbe un’accoglienza generalmente favorevole, anche per l’impegno a riservarle un’ora la settimana. Dopo di che gli insegnanti, in attesa di maggiori dettagli, ci hanno potuto capire ben poco. I docenti di lettere della media si sono visti comparire, invece dell’ora in questione, un’inedita ora supplementare di “Approfondimento di Italiano”, la cui utilizzazione veniva naturalmente delegata alle singole scuole, con il relativo corteo di riunioni e discussioni. Dato che nel frattempo le ore di lettere per classe erano scese da 11 a 9, in molti casi si è deciso, prendendo sul serio gli annunci ministeriali, di impiegare questa decima ora appunto per “Cittadinanza e Costituzione”, in modo da non sottrarre tempo a storia o a italiano. Una circolare del 27 ottobre scorso, però, precisa che questa materia si integrerà nell’area storico-geografica e non avrà una sua ora, né una valutazione autonoma, ma influirà su quella di storia e geografia e - non si capisce in che modo - “nella definizione del voto di comportamento” (forse chi sa a memoria la Costituzione potrà evitare il 5 in condotta...). In sostanza si torna al punto di partenza, quando l’educazione civica era accorpata a storia. Ma con la diminuzione delle ore di lettere e di storia sarà quasi impossibile far quadrare i conti. Quanto poi al contemporaneo rilancio della dimensione “trasversale” di questa semi-disciplina (cioè il suo riguardare anche le altre materie) accanto a quella più specificamente affidata ai docenti di lettere, l’esperienza ha dimostrato ampiamente che si tratta di parole al vento, a meno che non ci si riferisca ai compiti educativi che ogni insegnante deve assolvere in quanto tale; ma allora è del tutto superfluo questo ulteriore inquadramento concettuale (Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem...). In definitiva, su questa base non c’è molto da illudersi che “Cittadinanza e Costituzione” conduca un’esistenza meno stentata della vecchia “Educazione civica”. Di cambiato, sembra proprio che sia rimasto soltanto il nome. (GR)
|