UNIVERSITA' - NON SI PLACA LA RIVOLTA

Studenti nelle piazze, scontri e feriti
Blitz al Colosseo e sulla Torre di Pisa

Tefferugli a Torino, Firenze e Milano. La proteste dei ragazzi
"No alla riforma della Gelmini"

 La Stampa, 25.11.2010

ROMA
Nuova giornata ad alta tensione per la scuola. Mentre nell'Aula della Camera il governo veniva battuto su un emendamento del Fli, e il voto finale rinviato a martedì 30, in molte piazze italiane si replicava con sit-in di protesta e scontri con le forze dell'ordine. Roma, Pisa, Palermo, Torino, Firenze, in quest'ultima anche alcuni feriti, sono solo alcuni dei presidi scelti dagli studenti per manifestare il loro dissenso alla riforma Gelmini.

A Pisa un gruppo di studenti si è staccato da un corteo ed è entrato all'interno della storica torre esponendo uno striscione. A Palermo è stata occupata la stazione ferroviaria, mentre a Napoli il rettorato della Federico II. A Roma il corteo degli studenti staha bloccato l'intera città. Partiti stamane dalla Sapienza, sono arrivati a Montecitorio, per poi spostarsi e bloccare il Lungotevere. Solo dopo un'ora, hanno lasciato il presidio diretti nuovamente verso i "palazzi" della politica, non dopo aver fatto un blitz anche all'interno del Colosseo. Scontri e tafferugli si sono verificati anche a Torino e Milano.

A Firenze la polizia ha caricato gli studenti, alcuni dei quali sono rimasti feriti o contusi, mentre all'aula della Camera era in corso la discussione sulla riforma dell'UniversitàA Pisa alcune decine di studenti universitari si sono staccati da un corteo di circa 2.000 persone e di corsa sono entrati all'interno della Torre Pendente in piazza dei Miracoli. All'esterno centinaia di loro hanno formato un cordone umano per impedire l'accesso ai turisti. Gli studenti hanno raggiunto l'ultimo anello e si sono affacciati dalla balaustra. Nella piazza centinaia di turisti, molti dei quali stranieri, stanno seguendo la protesta immortalando la manifestazione con macchine fotografiche e telefonini.

Anche nelle altre città la protesta continua ad allargarsi. Nel corso del corteo partito a Milano gli studenti sono improvvisamente entrati nella sede dell'Agenzia delle Entrate che si trova in via Manin, nel centro di Milano. I manifestanti sono riusciti a salire sul grande balcone soprastante all'ingresso e hanno srotolato uno striscione con la scritta "Più soldi alla scuola meno alla guerra". Il blitz è stato accompagnato da lanci di uova e oggetti verso l'ingresso dell'agenzia che è stato quasi subito chiuso. Da questa mattina alle 8 a Napoli gli studenti hanno occupato la sede storica dell'ateneo «orientale» di palazzo Giusso. A Torino, dopo la sede delle facoltà umanistiche (Palazzo Nuovo) - dove i ricercatori sono accampati sui tetti, ieri sera è stato occupato il Politecnico, e stamane le sedi di Chimica e Fisica della facoltà di Scienze e anche la Mole.

Sotto al Mole gli studenti universitari sono partiti in corteo da Palazzo Nuovo e hanno tentato di entrare nel palazzo della Regione e hanno lanciato uova e fumogeni contro il palazzo regionale. In piazza Castello si sono verificati anche scontri con le forze dell'ordine. A Roma un gruppo di ragazzi ha occupato il Colosseo, arrampicandosi sugli anelli del monumento. Ma poco dopo hanno lasciato l'anfiteatro. Hanno esposto uno striscione che reca la scritta "Nessun taglio, nessun profitto" e hanno dato vita a un corteo all'interno dell'Anfiteatro Flavio. In molti hanno gridato in coro «Siamo noi i veri leoni», e hanno acceso fumogeni rossi, tra lo stupore dei turisti presenti. Le forze dell'ordine presidiano il monumento all'esterno. In Sardegna, dopo la protesta di Sassari, anche gli studenti universitari di Cagliari sono saliti ieri sera sui tetti occupando Palazzo delle Scienze, in via Università. Un gruppo di ricercatori e dottorandi precari dell'Università di Pisa è anche salito sul tetto dell' Osservatorio astronomico dell'Ateneo dove ha esposto lo striscione con la scritta «Ritiratelo. No al ddl, sì alla ricerca».

Il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, intervenuta alla «Telefonata» di Maurizio Belpietro su Canale 5, ha condannato le proteste: «Quelle di ieri hanno assunto una forma inaccettabile. Assaltare il Senato, creare tafferugli, non credo sia un modo per migliorare la situazione. Molte università hanno conti in disordine e se non interveniamo non sarà il governo a commissariare alcuni atenei, ma le banche. L'università di Siena ad esempio è sull'orlo della bancarotta. Mi sarei aspettata anche un'opposizione responsabile, che non sale sui tetti ma in Parlamento esprime la propria posizione». Per la riforma dell'università il Governo «ha già stanziato un miliardo, una cifra sufficiente non solo per fare fronte alle spese di funzionamento delle università ,ma anche per garantire il diritto allo studio». Inoltre «La saldatura tra baroni e una parte degli studenti è l'elemento più anomalo della protesta. A non volere il cambiamento sono coloro che non vedono di buon occhio una legge che introduce la trasparenza nei concorsi e che si batte per eliminare parentopoli».

Con gli studenti in tutte le città ci sono gli arrabbiatissimi ricercatori universitari. La Camera ha già approvato un emendamento che li riguarda, Prevede che i ricercatori di ruolo dovranno anche insegnare (cosa che in genere fanno, ma senza che sia sancito per legge né che siano quantificate le ore). La modifica al ddl originario stabilisce, infatti, che «i ricercatori di ruolo siano tenuti a riservare annualmente fino a 350 ore a compiti di didattica integrativa e di servizio agli studenti, inclusi orientamento e tutorato, nonchè attività di verifica e apprendimento». Lo stesso emendamento prevede inoltre che anche ai ricercatori a tempo indeterminato, che hanno svolto tre anni di insegnamento, vengano affidati corsi attribuendo loro il titolo di «professori aggregati». La Camera ha inoltre deciso l'incompatibilità tra la condizione di professore assunto a tempo determinato e l'esercizio di cariche accademiche: l'emendamento, proposto dal Pd, è stato accolto dalla maggioranza dell'aula. Non è stato accolto invece il tentativo del Pd di ripristinare l'articolo 5 bis che prevedeva l'assunzione di 9 mila ricercatori per il triennio 2011-2013, approvato in Commissione Cultura, ma poi ritirato in attesa dell'approvazione della legge di Stabilità.