Gelmini spiega il senso Serviranno perché ognuno capisca il proprio lavoro da Tuttoscuola, 22.11.2010 Sì ai voti su scala numerica a scuola, anche per gli studenti più piccoli, perché "proprio nei primi anni di scuola, quelli cruciali per la crescita, un bambino deve capire in modo chiaro se il lavoro che ha fatto va bene oppure no. Altrimenti che messaggio pedagogico gli diamo, che va sempre tutto bene?". Dalle pagine del Corriere della Sera il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini interviene sulla proposta di un gruppo di intellettuali francesi di eliminare i voti nella scuola elementare. Per Gelmini "è chiaro che bisogna evitare traumi ai più piccoli e quindi ci può essere una certa elasticità, ma questa tolleranza non va confusa con l'assenza di giudizio, che rischia di non far capire allo studente se sta eseguendo il percorso giusto o no. Non bisogna avere paura dei numeri - continua il ministro - semmai i genitori dovrebbero temere quei giudizi fumosi e quelle valutazioni astruse in cui si poteva dire tutto e il contrario di tutto". Bocciata quindi la proposta francese: "L'appello degli intellettuali francesi si richiama a un tipo di scuola e di visione che ho sempre contrastato. Un modello dove va tutto bene ed è meglio cancellare la severità, altrimenti chissà cosa potrebbe succedere". Critiche all'intervista sono giunte dalla Federazione degli Studenti e dai Giovani Democratici, che hanno commentato: "Il ministro Gelmini non perde occasione per vantarsi dei suoi disastri". Le due organizzazioni hanno spiegato che “l'intervento di oggi sul Corriere della Sera lo dimostra chiaramente: tra un po', in nome del suo presunto rigore e del suo presunto merito proporrà voti e bocciature anche negli asili nido. Dare un voto ad un bambino delle elementari significa dare un voto alla condizione culturale ed economica della sua famiglia, non certo al suo rendimento scolastico. D'altronde la dichiarazione del Ministro non stupisce, visto che ama vantarsi del ritorno al passato della nostro sistema dei saperi e che ogni fine anno si prende il paradossale 'merito' dell'aumento del numero di bocciati, che invece dovrebbero rappresentare l'indice di fallimento della scuola". |