La scuola salvadanaio... Tagli, premi, meritocrazia, efficientismo, gerarchia: un luogo di apprendimento non può funzionare così e solo l'ignoranza può imporre condizioni tanto improprie di Marina Boscaino Il Fatto Quotidiano, 28.11.2010 Progetto preciso, prove tecniche di devoluzione del futuro: creazione di consumatori acritici, con lo smantellamento della scuola pubblica che, da luogo di investimento economico e culturale, diviene fonte di risparmio arrembante, nascosto da rassicuranti etichette, “semplificazione e razionalizzazione”; preventiva creazione di schiere di “yes men”, gli insegnanti, che possano essere interlocutori (in) validi per futuri plaudenti non-cittadini. Se dovessero fallire le apocalittiche previsioni secessionistiche della Lega (ddl Goisis) e restare progetto le linee guida della frantumazione della scuola pubblica targata Aprea, rimarrebbe il duo Gelmini-Brunetta a narrare (e indirizzare) una scuola che, nel tragico combinato delle loro disposizioni, rinuncia alla sua specificità, per appiattirsi alla logica del pubblico impiego e delle sue parole d’ordine: premio, meritocrazia, efficientismo, gerarchia. UN LUOGO di apprendimento non può funzionare così, e solo l’ignoranza può imporgli condizioni così improprie. Asservire al pensiero unico 1 milione di lavoratori (non sempre vigili, è vero; ma talvolta sì) è arduo: ecco allora il consueto bando che innesca la consueta “guerra tra poveri”. Prima i precari, decimati con arrogante noncuranza. La rinuncia, nelle nuove prerogative del dirigente scolastico, alla funzione di primus inter pares, e l’assegnazione di funzioni sanzionatorie a cui la maggior parte non è preparata, con snaturamento dell’idea che animava l’autonomia scolastica. D’altra parte, per eventuali dirigenti criticamente indipendenti, ecco le sanzioni alla libera espressione di dissenso nei confronti dell’amministrazione. I “dirigenti-diligenti” hanno poi ruoli di primo piano come valutatori nella nebulosa progettualità gelminiana sul merito, di cui i media hanno dibattuto in questi giorni: criteri ed indici di valutazione potenzialmente oggettivi, ma evidentemente iniqui e di parte (considerando anche l’impreparazione generalizzata del nostro Paese sulla strategica valutazione di sistema, istituti, singoli insegnanti, su cui l’Europa spende risorse economiche e culturali dagli anni ‘80). Nelle città scelte per la sperimentazione, già circolano proposte di delibere di collegi docenti per rifiutarla. In nome della volontarietà dell’adesione all’improvvisata messinscena che rischia di seppellire la già traballante autorevolezza ed autonomia professionale della categoria e la credibilità della scuola, di accrescere smisuratamente il potere dei dirigenti più autoritari, di creare fratture e iniquità tra insegnanti. TORINO: città pilota del progetto per attribuire il “premio produzione” agli insegnanti delle superiori più meritevoli secondo i vaghi criteri ministeriali. Il 30 p.v. il progetto sarà presentato, alla sola presenza dei dirigenti, presso lo storico Liceo D’Azeglio. Flc Cgil ha sottolineato l’esclusione (strategia praticata spesso dal Miur, ascolto solo di chi si vuole ascoltare) di rappresentanti dei lavoratori e sindacati. “Il ricorso a sistemi di valorizzazione della professionalità sganciati dal rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro comporta la fine del contratto stesso, delle tutele e dei diritti uguali per tutti”. Autoritarismo, esclusione, arbitrarietà, improvvisazione: segni di come chi ci governa non ha perseguito e non persegue l’interesse generale... |