LA SCHEDA
Università, la riforma della discordia la Repubblica 24.11.2010
ROMA -
22 articoli che cambiano l'università italiana e che da mesi sono al
centro di proteste da parte di studenti, docenti e ricercatori. E'
la riforma Gelmini, approvata a luglio in Senato e ora all'esame
della Camera. Questi i punti principali del provvedimento. Nessuna buona notizia neanche per i precari: l'accesso alla docenza non prevede infatti deroghe o sanatorie per i circa 20mila attuali ricercatori a tempo determinato. L'iter che saranno chiamati a seguire è lo stesso di quelli che approdano oggi negli atenei: per tutti c'è il rischio fondato (attualmente i posti destinati al turn over sono appena il 20%) di rimanere esclusi per sempre dall'attività accademica.
I fondi pubblici per la ricerca però
verranno assegnati sulla base di una valutazione tra pari: la
procedura, introdotta da un emendamento proposto dal senatore
Ignazio Marino, prevede che a valutare i progetti siano dei comitati
composti per almeno un terzo da professionisti che lavorano
all'estero, così da garantire l'obiettività del giudizio.
Per chi fa attività didattica è
prevista anche una valutazione: "I professori e i ricercatori - c'è
scritto nel testo - sono tenuti a presentare una relazione triennale
sul complesso delle attività didattiche, di ricerca e gestionali
svolte". Se la relazione dovesse risultare negativa scatterà lo stop
al previsto aumento stipendiale. Chi passerà la selezione acquisirà l'abilitazione all'insegnamento ed entrerà a far parte di un'unica lista nazionale, da cui tutte le università italiane attingeranno, all'occorrenza, i propri docenti. I professori da prescegliere saranno eletti a loro volta da una lista di docenti ordinari del settore disciplinare oggetto del bando e da un solo ordinario nominato dalla facoltà che ha richiesto il bando.
Consigli d'amministrazione. Il ddl
prevede anche nuovi consigli d'amministrazione, per il quale è
previsto l'allargamento degli esperti esterni, (minimo tre) e che
d'ora in poi si occuperanno solo della gestione dell'ateneo. Il
senato accademico, invece, dovrà esaminare esclusivamente gli
effetti della didattica e della ricerca. Negli atenei arriva poi per
la prima volta il "direttore generale", a cui sarà affidato il
delicato ruolo di gestione effettiva della struttura accademica. La riforma renderà difficile il mantenimento in vita degli atenei, delle facoltà e dei dipartimenti accademici meno efficienti: tanto per cominciare, per quelli "in rosso", con seri problemi finanziari, scatterà il commissariamento. E le università che continueranno a far confluire oltre il 90% dei finanziamenti statali (fondo di finanziamento ordinario) negli stipendi del personale, non potranno bandire concorsi. Infine, il 7% dei fondi che annualmente lo Stato trasferisce alle università verranno stanziati solo se darà l'assenso l'Anvur, la nuova Agenzia nazionale di valutazione dell'università, istituita di recente dal governo per classificare gli atenei in base al merito.
All'Anvur, "nel rispetto del principio
della coesione territoriale del paese", spetterà in particolare
verificare e valutare "i risultati secondo criteri di qualità,
trasparenza e promozione del merito, anche sulla base delle migliori
esperienze diffuse a livello internazionale, garantendo una
distribuzione delle risorse pubbliche coerente con gli obiettivi,
gli indirizzi e le attività svolte da ciascun ateneo". |