Università, Gelmini: «L'Italia è con me
«Ricerca,
assumeremo gli associati e premieremo chi merita Alessandra Migliozzi Il Messaggero, 28.11.2010 ROMA (28 novembre) - «Sulla riforma vado avanti, il Paese è con me. Lo vedo quando vado in giro, quando incontro la gente. Sento che la maggioranza delle persone sta dalla mia parte, che il Paese è maturo, forse più della politica, che è pronto al cambiamento che lo vuole e lo chiede». Il ministro Gelmini ha appena terminato un’altra giornata di incontri e dibattiti, è passata attraverso una settimana di contestazioni.
Ha subito i colpi del
fuoco amico, con i finiani che hanno fatto vacillare la riforma
dell’Università in Parlamento, ma il ministro Mariastella Gelmini
sembra non stancarsi mai di difendere la sua legge. La piccola Emma
piange, mentre la mamma è al telefono. Ma dovrà pensarci papà
Giorgio, in certi momenti viene prima il ministro e poi il genitore.
«Le parole di Fini sono
un segnale positivo, indubbiamente, perché sono da sempre convinta
che il centrodestra debba battersi nella scuola, ma anche
nell’università e nel mondo della cultura, per affermare valori come
il merito, la responsabilità, la centralità dell’impegno anche negli
studi. Questa è una riforma necessaria e urgente non solo perché
interviene su parentopoli e baroni, ma perché dobbiamo ridare una
prospettiva di carriera a chi vuole fare ricerca, introdurre la
valutazione per orientare gli investimenti, premiare il merito. È un
bene che i finiani la votino. Mi dispiace per il mancato voto
dell’Udc, che ha annunciato che dirà no alla legge. Mi dispiace
perché l’Udc condivide con noi l’appartenenza al Partito popolare
europeo e condivide i nostri valori. La battaglia sul merito e sulla
necessità di legare l’autonomia degli atenei alla responsabilità si
poteva fare insieme. Visto che l’Udc non ha ostacolato la
calendarizzazione della riforma alla Camera, mi auguro che sul voto
finale il partito di Casini ci possa ripensare. Abbiamo bisogno di
una riforma che sia trasversale e condivisa, che possa durare più di
una legislatura».
«La legge non la ritiro
e il confronto c’è sempre stato. Proprio oggi (ieri per chi legge,
ndr) ho incontrato cinquecento studenti al circolo della Stampa di
Milano con cui abbiamo parlato apertamente».
«Vorrei andarci, ma
sono costretta ad evitare per motivi di ordine pubblico. E mi
dispiace davvero. Vorrei recarmi alla Sapienza o in altri grandi
atenei, ma di fatto mi è impossibile. Anche per questo cercare di
accreditare l’idea che io sia un ministro chiuso che non si
confronta è un falso storico, è un pregiudizio».
«Sì, e per questo
invito l’opposizione ad abbassare i toni prima che qualcuno si
faccia male. Se all’angoscia dei giovani si unisce la politica che
esaspera in toni e gioca allo scontro c’è il rischio che qualcuno si
faccia male davvero».
«Certo e infatti li
capisco. I giovani sono angosciati per il futuro, perché c’è un
forte problema di disoccupazione, e hanno ragione. Ma di fronte a
questa situazione una opposizione responsabile dovrebbe cercare una
soluzione con la maggioranza, invece per due anni la sinistra ha
detto ai nostri giovani che il governo non investe, che gli ruba il
futuro. Non abbiamo potuto aumentare la spesa pubblica per colpa
della crisi, ma abbiamo anche tagliato molti sprechi e questo
proprio per il bene dei giovani. Chi invoca solo più risorse spesso
ha in mente la difesa dei propri privilegi. Abbiamo avuto il dovere
di risparmiare, per evitare di diventare come la Grecia o l’Irlanda.
E poi illudere i giovani che mettendo più soldi si risolve tutto è
pura demagogia».
«No, e lo dimostra
l’atteggiamento sulla riforma dell’università: non mi sorprende che
la contestino perché è una riforma epocale sul piano culturale.
Infatti spazza via la cultura egualitaria del ’68 facendo largo ad
un sistema dove chi sbaglia paga, dove il punto di partenza è uguale
per tutti, ma non quello di approdo. Basta con i 6 e i 18 politici,
basta allo stipendio uguale per tutti, ecco cosa fa paura alla
sinistra. Noi chiederemo ai rettori, cosa che non si è mai fatta, di
dimostrare che sono anche bravi manager, che sanno tenere in regola
i bilanci».
«Il Fondo per il merito
degli studenti che, posso assicurare ai più critici, sarà
finanziato. E poi noi scriviamo nero su bianco che ci saranno 1.500
assunzioni all’anno di professori associati per i prossimi tre anni
e poi le ripeteremo per altri tre. Non facciamo promesse, abbiamo
inserito misure concrete. Oggi invece cosa abbiamo? Ricercatori
sfruttati che fanno didattica anche se non dovrebbero. E a chi danno
la colpa? Al governo, ma questo accadeva già prima. Invece noi
vogliamo premiare i meritevoli, con gli scatti di stipendio non a
pioggia ma per chi lavora meglio. Invito a leggere il disegno di
legge con calma e a valutarlo senza pregiudizio e senza le categorie
dei pensiero del Novecento».
«Prima di Natale ne
annunceremo i componenti e quindi prenderà il via entro fine anno il
nuovo sistema di valutazione».
«Confido che prima
della metà di dicembre la riforma sarà legge. Ma intanto voglio
annunciare che stiamo già lavorando ai decreti attuativi, in modo
che per l’inizio del nuovo anno possiamo già inaugurare alcune delle
nuove regole. E a breve daremo agli atenei i fondi 2010 con il 10%
delle risorse legate al merito”. «Stiamo lavorando ad un emendamento da condividere alla Camera con tutti i gruppi. Vogliamo essere rigorosi ma senza penalizzare nessuno solo per il cognome che porta». |