L'intervento

Il preside sceriffo

 Pasquale Almirante La Sicilia, 7.11.2010

Dopo i presidi tocca ora ai docenti e agli Ata sorbirsi la circolare, in uscita forse domani, che recepisce il decreto Brunetta il quale, se si esclude la misurazione della performance lavorativa e il merito/premio (che saranno determinati da un successivo Dpcm), dovrebbe però riguardare il ridimensionamento della contrattazione di Istituto, la modifica dei comparti pubblici e soprattutto l'inasprimento delle sanzioni disciplinari. L'organizzazione del lavoro sarà dunque organizzata per legge, compresa la contrattazione collettiva che se prima si svolgeva "su tutte le materie relative al rapporto di lavoro ed alle relazioni sindacali", ora è così impostata: "La contrattazione collettiva determina i diritti e gli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro, nonché le materie relative alle relazioni sindacali", con buona pace di chi ha dato sempre addosso ai sindacati, giudicandoli causa di tutto il male della scuola.

Se su questo fronte però si aspettano ancora i dispositivi di legge, gravi invece appaiono le norme che consentono il licenziamento per la cosiddetta "giusta causa" e in modo particolare: falsa attestazione della presenza in servizio; assenza priva di valida giustificazione per più di sette giorni; falsa documentazione all'instaurazione del rapporto di lavoro; gravi condotte ingiuriose o aggressive; condanne penali definitive e si ventila pure la possibilità di licenziare per scarso rendimento. Secondo i sindacati mancherebbero le norme per le procedure di conciliazione, mentre a rischio sarebbe la stessa libertà di insegnamento dal momento che sono stati concessi ai presidi troppi poteri per stabilire le colpe dei docenti. Gli verrebbe infatti conferita una eccessiva discrezionalità che è stata evidenziata negativamente perfino dal consiglio nazionale della pubblica istruzione. Il Dirigente dovrebbe valutare la performance lavorativa dei dipendenti e assegnare il premio. In ogni caso censura e sospensione senza retribuzione fino a 10 giorni sarebbero ora di competenza del preside ma sarebbe pure responsabile del mancato esercizio o della decadenza dell'azione disciplinare e per questi motivi può essere sospeso dal servizio e dalla retribuzione fino a tre mesi. In ogni caso, da buon sceriffo, dovrebbe motivare nel dettaglio scelte tanto pesanti: e se non lo facesse? Ai tribunali la sentenza.