I nodi contestati della riforma

 dall'ANSA, 30.11.2010

ROMA - Sono diversi e numerosi i motivi della protesta del mondo dell'universita' che si sta sviluppando in tutt'Italia, con appendici anche all'estero, nei riguardi della riforma Gelmini. Secondo i promotori delle manifestazioni ed il tam tam sui siti web, le nuove norme - sulla scia della legge 103 del 2008 che ha gia' determinato consistenti tagli all'universita' pubblica - determineranno altri tagli al diritto allo studio, a partire dalla chiusura di numerosi corsi di laurea che impediranno a molti studenti meritevoli di costruire il proprio futuro.

Si determinera', inoltre, il taglio dei fondi per la internazionalizzazione degli Atenei. Sempre a parere dei promotori delle proteste, il ddl Gelmini favorira' la concentrazione del potere in mano al rettore e a pochi docenti ordinari, i cosiddetti baroni: proprio coloro - dicono - i quali hanno gestito l'autonomia sin dall'inizio degli anni '90 e che hanno provocato la crisi attuale degli atenei. Per il prossimo anno, inoltre, le universita' avranno difficolta' a sostenere le spese di funzionamento a causa dei tagli e dell'incertezza sulle risorse disponibili. Tagli che non sono legati soltanto alla riforma, ma anche agli interventi complessivi sulla spesa pubblica.

Con le nuove norme, aggiungono coloro che protestano contro la riforme, si avranno effetti negativi piu' generali sul diritto allo studio, conseguenza dei tagli inevitabili che le universita' dovranno prevedere alle borse di studio e ai contributi per i trasporti, le mense, e gli alloggi. Minori risorse - sempre secondo i promotori delle proteste - saranno disponibili anche per i ricercatori che svolgono didattica o attivitą gestionali. Infine, desta perplessita' la previsione di una grande quantita' di deleghe al Governo, in particolare quelle sulla definizione delle norme su merito e valutazione, sul reclutamento e sui nuovi concorsi.