IL CASO
Tra le migliori 200 università La allarmante classifica di "The". Ottantanove sono gli atenei europei menzionati. Ai primi 5 posti gli Usa. Moltissime nuove entrate da Oriente. Tra i parametri la ricerca, la qualità della didattica, gli stimoli creati dall'ambiente accademico, il livello di retribuzione di docenti e ricercatori Corrado Zuino la Repubblica 8.11.2010 ROMA - Non c'è più un'università italiana tra le migliori duecento del mondo. Fuori classifica, fuori da ogni considerazione. Anche gli ultimi due atenei sopravvissuti nella considerazione internazionale - l'Università di Bologna e La Sapienza di Roma - non rientrano nei ranking più prestigiosi. In questi giorni il settimanale inglese "The" (Times higher education, nato da una costola del quotidiano "The Times" e quindi diventato rivista autonoma) ha pubblicato una classifica globale rivedendo l'intero apparato di selezione che negli ultimi sei anni aveva permesso di stilare questo tipo di valutazioni.
Si scopre, allora, che tra i primi duecento atenei del mondo non è
menzionato neppure una volta un sito italiano. Di più, delle
ottantanove università europee selezionate, neppure una è nostra.
Débacle completa. Nel ranking ci sono scuole di ultima formazione di
tredici paesi europei, le nostre mai. Ecco le inglesi Cambridge e
Oxford (seste a pari merito nella nuova classifica mondiale), lo
svizzero Federal Institute of Technology di Zurigo, la francese
Scuola del Politecnico, università tedesche come Gottingen e Monaco,
irlandesi come il Trinity College, finlandesi come Helsinki,
olandesi come la Tecnologica di Eindhoven (la piccola Olanda ha
dieci istituti menzionati) e poi l'Università cattolica di Leuven in
Belgio, la Technical University in Danimarca, la spagnola
Barcellona. Nella classifica, al 135° posto, c'è addirittura
l'Università di Bergen (Norvegia), 250 mila abitanti. E due atenei
austriaci: Innsbruck e Vienna. Ma nulla del nostro paese. I 78
atenei italiani (privati compresi) sono tutti abbondantemente sotto
la sufficienza (l'ultima quotata nel The ranking, la "Sweden
agricultural science", ha preso infatti una valutazione di 46,2 su
100). Per compilare questa nuova gerarchia - che vede ai primi cinque posti cinque università americane classiche, generaliste, a partire da Harvard - la rivista specializzata ha tenuto conto della ricerca prodotta nei singoli dipartimenti, la qualità della didattica, gli stimoli creati dall'ambiente accademico, il livello di retribuzione di docenti e ricercatori. Gli Stati Uniti occupano 72 posti su duecento. L'Inghilterra 29. "Questa classifica rispecchia lo stato dell'istruzione superiore attuale, che non vive di retaggi del passato, ma mette sul piatto della bilancia l'impegno a formare i nuovi iscritti fino ai dottori di ricerca", spiegano dalla redazione di "The", "i nostri lettori sono giovani, spesso ancora studenti, facciamo questo lavoro per orientarli". Il Times higher education dopo sei stagioni ha interrotto la sua collaborazione con Qs, il gruppo leader dell'Mba Tour, che porta in cinquanta città del mondo le business school internazionali. Quest'anno i risultati tra i due diversi ranking - Qs lo ha pubblicato l'8 settembre scorso - divergono sostanzialmente, sia nelle prime posizioni, dove l'università di Cambridge era balzata al primo posto superando tutte le americane ("The" l'ha ridimensionata al sesto), sia per il numero di università Usa classificate (72 nel ranking del Times 54 in quello di Qs). Nella classifica Qs, per ora inalterata, due atenei italiani erano rimasti nella Top 200: Bologna (176ª) e La Sapienza a Roma (190ª). |