Il dossier

Avvocato in 15 giorni:
la meritocratica carriera del ministro Gelmini

Nel 2001 la titolare dell’Istruzione passò due settimane a Reggio Calabria per ottenere l’abilitazione. Mise insieme 25 udienze, una residenza fittizia e l’aiuto di amici di partito

di Gianluca Ursini l'Unità, 30.11.2010

REGGIO CALABRIA. Perché un neoministro inflessibile con gli studenti in protesta, rigoroso coi funzionari da tagliare, e insegnanti in esubero, applicò invece con elasticità a se stessa le regole? Perché nell’estate 2001 Maria Stella Gelmini, praticante presso l’Ordine forense di Reggio Calabria, ha disatteso tutte le indicazioni che uno studente pignolo e corretto avrebbe tenuto a mente?

L’Unità avrebbe da porgere alcune domande al ministro. Era inizio decennio: allora l’accesso alla professione era rigido al Nord, facilissimo al Sud; poi le regole sono diventate più rigide perché, si sa «al Sud c’è una preparazione diversa dei professori, meno attenti» (Gelmini dixit, estate 2008) e poi gli istituti del meridione «sono diventati dei diplomifici» (sempre l’inflessibile ministro, 2009). Che coraggio, detto da una signora che ha brigato ai limiti del regolamento per sfuggire alle commissioni esaminatrici del Nord.

Nel 2000, dopo tre trimestri a casa propria, bastava prendere residenza per l’ultimo semestre, in una città con una commissione di manica larga (90% di promossi a Reggio, contro poco più del 20 in Brescia) iscrivere come tutor un professionista esperto, possibilmente amico dello studio presso il quale si svolgeva la pratica al Nord, presenziare 20 udienze, e si risparmiava un sacco di tempo. «Non ero figlia di ricchi – ricorda il ministro – e non potevo permettermi di ripetere gli esami come i figli di papà».

E la fortuna dell’allora coordinatrice di Forza Italia in Lombardia, fu che il Consiglio dell’Ordine di Reggio tolse nel 2000, anche l’unico adempimento per cercare di rendere un minimo oneroso, questo indecente pendolarismo per ricchi rampolli: un obbligo di firma settimanale. In quell’anno passò l’esame l’attuale sindaco di Brescia, Adriano Paroli (forza Italia), praticante presso lo studio Scrivo. Poco dopo serve una soluzione anche per una collega di partito di Paroli. Pasquale Scrivo trova per Gelmini un collega appropriato: Renato Vitetta, fan del Berlusca. Il 17 marzo 1991 la praticante ottiene libretto numero 2879, con cui totalizzerà udienze 25.

Maria Stella, dei 180 giorni dichiarati in terra calabra, si farà vedere per miseri 15 complessivi tra aprile e giugno. Tutto in un lampo. I pubblici verbali d’udienza, scovati da l’Unità, denotano 4 stranezze per le quali vanno poste al Ministro delle domande. Dalla sua iscrizione, risulta residente per 6 mesi in Reggio C. via Cappuccinelli, 40. Perché nessuno dei vicini lì ha memoria di lei? Signora ministro, avrebbe dovuto presenziare le udienze con l’avvocato anziano, perché invece ad attendere con lei l’aula da tutor troviamo persone diverse? Così da poter sbrigare più udienze in mattinata? «Ma perché farne un casino: a Reggio si faceva così, ma anche negli altri distretti è pratica abituale», spiegano Giada e Lucio, 40enni con uno studio avviato sullo Stretto, tanti favori ai colleghi del Nord in passato.

Ma qui stiamo parlando di un ministro che si fa paladina della meritocrazia. Infine i verbali dell’inflessibile ministro, a distanza di mesi, o in aule giudiziarie distanti tra loro, sembrano vergati dalla stessa biro e con uguale grafia. Perché tutta quella fretta, signora Gelmini?